I fondi Imi-Sir rispuntano nelle banche di San Marino
( m.ger.) L’impronta è quella del tesoro dei Rovelli, i mille miliardi di vecchie lire (680 al netto delle tasse) del lodo Imi-Sir incassati «comprando» la sentenza oltre vent’anni fa. Incassati e nascosti dietro una cortina fumogena di fiduciari, conti bancari cifrati e veicoli societari off shore. Ora un’inchiesta penale della magistratura sammarinese, secondo quel che filtra, ha individuato e bloccato sul conto di una banca del Titano circa 16 milioni di euro che hanno fatto il giro del globo e che sarebbero stati nella disponibilità di Rita Rovelli ( foto), una delle figlie del petroliere Nino Rovelli. Sotto inchiesta per riciclaggio vi sono il sammarinese Luca Simoni, direttore generale della Cassa di San Marino, e gli svizzeri Gabriele Bravi Tonossi e Filippo Dollfus, due professionisti-prestanome inseriti in ruoli chiave anche nel gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, ex marito di Rita Rovelli. La Cassazione aveva confermato definitivamente nel 2006 con le condanne per corruzione degli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e del giudice Vittorio Metta, che la sentenza era stata pilotata. Un magistrato di Monza, Walter Mapelli, riuscì qualche anno dopo a ricostruire la ragnatela dei trust di copertura, inchiodando i Rovelli a una serie di patteggiamenti. E due anni fa la Procura di Milano aveva sequestrato la villa ad Anacapri di Rita Rovelli, ritenendola parte del «bottino» del ’94. A San Marino, nell’inchiesta condotta dal commissario della legge (il nostro pm) Simon Luca Morsiani e coordinata da Alberto Buriani, i fatti vengono fissati tra il 2006 e il 2013. Dagli atti si legge che gli indagati avrebbero riciclato somme che «sapevano essere il provento della corruzione in atti giudiziari perfezionatasi con la sentenza Imi-Sir del 1990». L’ipotesi investigativa si basa anche su una minuziosa informativa dell’Aif, l’Agenza di informazione finanziaria sammarinese. Il flusso di danaro Svizzera-San Marino si appoggiava sui conti della Lituis Investments di Jersey (isole del Canale) e della Db Trade (Isole Vergini). Per l’Aif c’era «il sospetto che la provvista accreditata sui rapporti intrattenuti con la Cassa di San Marino, potesse avere origine illecita».
Goldman Sachs: Popolari prede per l’estero anche post fusioni
( f.mas.) Le banche popolari? Dopo la spinta impressa ai titoli dalla riforma del governo Renzi che le trasforma in spa «non sono più così economiche». Lo sostiene un corposo report di Goldman Sachs, secondo cui il cambio di status giuridico provocherà un’ondata di fusioni tra le ex Popolari, in cui successivamente saranno coinvolte anche le banche estere, «visto che le Popolari, anche post fusione, resteranno piuttosto piccole». Da gennaio i titoli delle sette banche popolari coinvolte sono saliti in media del 39% e oggi quotano attorno a 0,8 volte il patrimonio netto: un prezzo che riflette la redditività attesa di circa il 7%. Per Goldman Sachs la fusione Bpm-Bper potrebbe realizzare sinergie maggiori rispetto a Ubi-Montepaschi. E soprattutto Bper offrirebbe, tra le Popolari, una maggiore possibilità di crescita considerato che è quella più a sconto se si guardano gli utili stand alone.