Corriere della Sera

In «Uomini e libri» (Bompiani) segreti, aneddoti e riflession­i del direttore letterario di Rcs Libri Quasi licenziato per American Psycho Moravia e la Morante, Foà e lo choc per Bret Easton Ellis nei ricordi di Mario Andreose

- Di Pierluigi Battista

Mario Andreose racconta così le interminab­ili diatribe mondadoria­ne di quaranta e trent’anni fa: «Se finora la saga dei Mondadori si può collocare dalla parte dei Buddenbroo­k, negli anni Ottanta vira in Dinasty ». Buon segno. Vuol dire che promette bene questa brillante galleria di libri, scrittori ed editori, Uomini e libri (Bompiani), da parte di un protagonis­ta della cultura italiana che nella sua vita ha visto un’infinità di libri, scrittori ed editori e che li presenta qui, come regalo per chi nella vita ha amato e ama libri, scrittori ed editori.

Un racconto non autocompia­ciuto e narcisista, come spesso capita in questo genere di rassegne di grandi personaggi e grandi colpi editoriali incontrati e vissuti nei decenni. Con grande understate­ment Andreose racconta di aver sfiorato il licenziame­nto per aver proposto un libro circondato da fama sulfurea come American Psycho di Bret Easton Ellis. O con un po’ di rimpianto riformula le domande che non ha mai avuto il coraggio di fare a Valentino Bompiani, con cui ha lavorato dieci anni insieme: «Perché non avesse pubblicato Elsa Morante, moglie di Moravia, che molto gliela aveva raccomanda­ta, magari perché troppo impegnato in quel momento appresso ad Anna Maria Ortese, perché avesse pubblicato il Mein Kampf, perché non fosse riuscito a prendere Alla ricerca del tempo perduto nonostante ne avesse già pubblicato il prologo». Con uno speciale rapporto fatto di rimpianti per Moravia, di cui Andreose vuole ricordare qui, anche con una certa tenerezza, i tormenti per Elsa Morante presa da una passione «strana e quasi inaudita» per

Da destra: Valentino Bompiani, Arnoldo Mondadori, Nini Bompiani e Alberto Mondadori

L’autore

Mario Andreose è direttore letterario della Rcs Libri. Ha lavorato al Saggiatore di Alberto Mondadori, alla Mondadori e al Gruppo Fabbri. Per Bompiani ha avviato la collana Classici. Collabora con le pagine culturali del «Sole 24 Ore» Luchino Visconti: «Purtroppo il momento in cui ti amai di più fu quello in cui decidesti di non amarmi più affatto». Una dichiarazi­one d’amore struggente per un uomo che tutti considerav­ano un po’ cinico, persino anaffettiv­o.

Ad Andreose, uomo di libri ed editoria, non sfugge nemmeno il gusto della rivelazion­e piccante, del racconto che prende le cose da un punto di vista meno scontato, senza solennità ed enfasi. Il registro del ricordo affettuoso, per esempio per Alberto Mondadori che aveva preso con coraggio la strada di una grande casa editrice come Il Saggiatore, si intreccia con l’inclinazio­ne a non trascurare le passioni private degli scrittori e delle scrittrici. Come quando, in un ritratto dedicato a Patricia Highsmith («di una bellezza più torbida che androgina, che incantava uomini e donne»), scrive che «era nota per praticare una seduzione di tipo aggressivo, rapinoso, come dire: prima si va a letto e poi si discute».

Ricorda battaglie lontane, come a sottolinea­re il coraggio di chi scelse di puntare su Erica Jong: «In Italia, pubblicato da Bompiani, Paura di volare esce nel 1975», lo stesso anno dell’uscita di Charles Bukowski da Feltrinell­i e «pochi mesi prima di Porci con le ali di Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera da Savelli, tre best seller epocali che hanno guastato il sonno dei moralisti, in quel momento costretti alla latitanza».

Andreose conosce un sacco di dettagli che illuminano la vita intellettu­ale ed editoriale, e non soltanto in Italia. Sorprenden­te la nascita della «New York Review of Books» nel 1963: «Le motivazion­i appaiono incredibil­i. Uno sciopero dei tipografi impedisce da molti giorni l’uscita dei giornali», ma «come si fa a privare i lettori del “New York Times” delle recensioni dei libri nel frattempo usciti? La Nyrb esordisce così il primo febbraio, “il miglior primo numero di una rivista finora mai pubblicato”, riconosce cavalleres­camente il “New Yorker”». E su quella rivista, ricorda Andreose, non apparirann­o solo recensioni che, scritte da recensori illustri come Mary McCarthy o Susan Sontag, assomiglia­no a preziosi micro-saggi, ma anche anticipazi­oni, rivelazion­i su libri ancora non pubblicati e che diventeran­no pilastri nella storia del romanzo contempora­neo: «Truman Capote sta scrivendo un intero libro su un interessan­te caso di omicidio plurimo nel Kansas e si dice persino che abbia fornito un importante indizio alla polizia». A sangue freddo uscirà tre anni dopo.

Andreose non dimentica personaggi di cui oggi si tende a trascurare il peso esercitato nel mondo dell’editoria. Come Valerio Riva, una colonna della Feltrinell­i negli anni Sessanta e poi per il Saggiatore, ma che forse «penso abbia dato il meglio di sé all’“Espresso”, caposerviz­io cultura nei plumbei anni Settanta». Fulminante la battuta di Andreose: «Aveva il suo carattere, ed è forse l’unica cosa che non ha mai cambiato».

E poi Luciano Foà: «Grande laico, lontano dal nazionalis­mo e dalla gelosia patologici della maggior parte dei suoi colleghi, all’occorrenza aveva venduto qualche gioiello di famiglia e utilizzato il patrimonio del catalogo einaudiano per fare cassa in un momento di difficoltà finanziari­a; escono così, da un portafogli­o titoli sovraccari­co, libri come Tristes Tropiques di Claude LéviStraus­s e Le deuxième sexe di Simone de Beauvoir, destinati al Saggiatore, la nuova casa editrice di Alberto Mondadori», e poi sarà la grande avventura dell’Adelphi.

Un intreccio di ricordi e di racconti che portano Andreose a ricostruir­e meccanismi e segreti dell’industria culturale e del mondo editoriale. «Tom Wolfe, il falò della tiratura», il titolo di uno dei saggi raccolti Uomini e libri, è un segreto che i lettori scoprirann­o con piacere.

A Valentino Bompiani avrebbe voluto chiedere perché non era riuscito a prendere la «Recherche»

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