Raccolte dalla Fondazione le corrispondenze dalla Gran Bretagna (1884-1910) Helen Zimmern per il «Corriere» Londra vista dall’amica di Nietzsche
Professione: corrispondente da Londra ante litteram per il «Corriere della Sera», quando ancora il ruolo di chi collaborava dall’estero non era codificato nel giornale appena fondato da Eugenio Torelli Viollier. Sembra già molto, ma c’è di più. Scrive una fondamentale biografia di Arthur Schopenhauer ed è una delle poche persone stimate da Friedrich Nietzsche, di cui traduce in inglese le opere. Passeggia con lui ascoltandolo e facendosi ascoltare perché era «una gran bella intelligenza». Un complimento non da poco, soprattutto se a farlo è Nietzsche, pur nella versione vacanziera di se stesso, sotto il cielo dell’Engadina, durante le estati all’hotel Alpenrose di Sils Maria.
La bella intelligenza si chiamava Helen Zimmern: era una donna, di origine ebraica, nata in Germania nel 1846, vissuta tra la Gran Bretagna e Firenze, dove abitò per quarant’anni. Scrittrice, traduttrice, giornalista, esperta d’arte, cultrice di racconti per ragazzi e leggende popolari, Helen esprime un’indipendenza ed uno stile intellettuale in grado di proiettarla avanti di almeno un secolo rispetto agli standard sociali dell’epoca. Genitori borghesi, una sorella, Alice, che si spende per i diritti delle donne nei primi movimenti femministi: la libertà era probabilmente nel patrimonio culturale di famiglia.
Non ci sono suoi archivi privati. Le lettere superstiti sono rare e laconiche: al netto di quel che è andato perduto, si può però dire che a Helen le parole servivano per vivere. E quelle scritte per i giornali dell’epoca sono arrivate fino a noi. Il lavoro di Caterina Del Vivo Helen Zimmern Corriere di Londra (1884-1910) per la Fondazione Corriere della Sera, con prefazione di Barbara Stefanelli, offre una ricostruzione della sua vita e una raccolta ravoro gionata che sceglie tra le 180 corrispondenze dalla capitale britannica pubblicate tra il 1884 e il 1910 sul giornale italiano. Un percorso che spazia dal costume alla politica, passando per l’economia, la storia, i temi sociali, i ritratti.
Helen conosceva quattro lingue e una scorsa ai pezzi scritti per il «Corriere» mostra la padronanza di un idioma che non è quello materno. Non scrive per passare il tempo e neppure, come annota Del Vivo, perché in cerca di risarcimenti rispetto alla condizione femminile di fine Ottocento. Era una professionista, si manteneva con il la-
Domani
Il libro a Torino, Guarene e sedi esterne, 579 opere commissionate e finanziate, 3 corsi per curatori italiani e 9 residenze per curatori stranieri. Il tutto per la passione e la cura di Patrizia Sandretto ( nella foto) che vide nella creazione di una Fondazione la possibilità di trasformare la propria passione in «attività organizzata». Seguì l’incontro con Francesco Bonami che diede vita ai programmi attraverso gli
a cura di Caterina Del Vivo, con prefazione di Barbara Stefanelli (Fondazione Corriere della Sera, pp. 569, 16), viene presentato a Milano domani, alle ore 18, presso la Sala Montanelli del «Corriere» (via Solferino 26/A). Partecipano al dibattito Franco Contorbia, Caterina Del Vivo, Beppe Severgnini e Barbara Stefanelli. scambi fra generazioni di artisti e critici di tutto il mondo. Per i vent’anni la fondazione propone anche la personale di Avery Singer a cura di Beatrix Ruf, quella di Ian Cheng a cura di Hans Ulrich Obrist e il Re Rebaudengo Serpentine Grants. Continua a finanziare la produzione dell’argentino Adrian Villar Rojas e le residenze per giovani curatori. (p.p.) intellettuale. Le prime giornaliste del «Corriere» firmavano con pseudonimi, spesso occupandosi di temi considerati adatti al genere femminile. Zimmern scrive di tutto per quindici anni, con nome e cognome, e i suoi articoli vengono pubblicati in posizioni «nobili». La sua bella prosa tradisce a stento gli anni che ha, anche per la sorprendente attualità di alcuni temi. «Spazzatura e progresso» (2-3 settembre 1902) fa i conti in tasca ad un innovativo smaltimento dei rifiuti: invece di ammorbare l’aria dei vicoli in riva al Tamigi, vengono bruciati e trasformati in energia. E le riflessioni su «Le nuove migrazioni dei Popoli» (22-23 dicembre 1888) possono valere adesso, davanti agli sbarchi e alle morti nel Mediterraneo: «Una crisi… il passaggio di una procella, prodotta nel mondo dell’economia politica internazionale dalle variazioni di pressione che avvengono nei vari mercati del lavoro del globo».
Le piacciono i numeri. Li usa volentieri per le sue cronache e, come testimonia l’archivio storico del «Corriere», sa farli lavorare per lei. Svolgeva un mestiere che era appannaggio maschile e riusciva, a volte, a Helen Zimmern (1846-1934), fu per molti anni corrispondente da Londa del «Corriere della Sera». A sinistra, il Parlamento di Londra in un dipinto di Claude Monet del 1905, Museo Marmottan Monet, Parigi farsi pagare più degli uomini. Il compenso di paragone è quello di Luigi Einaudi, a cui, in quello stesso autunno del 1902, per un articolo toccano 40 lire, mentre lei si era accordata per averne 50.
Zimmern sa cavalcare l’onda del successo, seppur in una cerchia ristretta di intellettuali, e sa scendere con invidiabile saggezza ed eleganza. Le corrispondenze con il «Corriere» si diradano e scompaiono dopo il 1910, mentre al timone del giornale c’è Luigi Albertini. Nel 1926, intervistata da Oscar Levy, lo studioso allievo di Nietzsche a caccia di notizie sul maestro, rivela che, giunta alla sua età (ha ottant’anni), si sente sorpassata: a che cosa sto lavorando? Mi occupo delle mie rose: coltivo il mio giardino, come consiglia Voltaire.
Di lei restano, oltre alle parole, un ritratto seppiato, che restituisce la luce di occhi scuri in grado di vedere parecchio avanti, e l’omaggio di Levy ad un fascino che offuscava la vecchiaia: «Era un sorriso molto giovanile quello che illuminò il suo volto, un volto che l’età aveva soltanto in minima parte segnato, perché reso brillante e terso dall’intelligenza».