Il caso della famiglia Bélier commedia che agita la Francia
Il regista Lartigau: tutti sordomuti tranne la figlia cantante, ribalto le sensibilità
do di fare per noi un po’ insolito, molto diretto, vanno sempre dritti al punto… Una comunità eteroclita, fiera della sua identità, della sua cultura. Tanto che alcuni rifiutano persino gli apparecchi acustici».
Un mondo parallelo per sua natura poco incline a mescolarsi con quello degli altri, difficile da incrociare. Persino per Paula (la brava Louane Emera) che nonostante l’affetto, non sa come far intendere ai suoi le ragioni di una passione a loro così estranea, così impossibile da condividere. Come far capire a un sordo la bellezza di una voce, l’emozione di una canzone? Quando tutti gli altri genitori l’ascoltano incantati, le lacrime agli occhi, durante il sag- finale, il film genialmente ribalta la situazione e ci mette nei panni degli unici due che a quel canto e a quelle emozioni non hanno accesso. Per loro Paula altro non fa che aprire e chiudere la bocca come un pesce.
«Eppure un altro modo di ascoltare esiste. Solo quando il padre le appoggerà le mani sulle corde vocali riuscirà a intendere le vibrazioni di “Je vais t’aimer” di Michel Sardou» avverte il regista, che come il «prof» di canto del film, si dichiara grande estimatore del cantautore: «Sardou è per la musica francese quello che Mozart è per la classica».
Insomma, la bellezza della musica può far breccia nel mondo del silenzio. Come l’amore può trovare la strada per quella separazione difficile e inevitabile tra padri e figli. «Tagliare i cordoni ombelicali è necessario ma fa male — avverte Lartigau —. Una lacerazione ancestrale che fa paura. Di essere abbandonati, di soffrire, di non essere accettati. Ogni adolescente deve affrontarla. Ma anche ogni genitore».
Paula ha 16 anni, un ragazzino
Sguardo sul delicato rapporto con i genitori e sulla musica che fa breccia nel silenzio Il fratellino che recita è non udente Una storia vissuta con curiosità e naturalezza che è riuscita a cambiarci