Corriere della Sera

I sogni del giovane Azerbaigia­n nella sfera dei milanesi under 40

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lungo un anno di lavori. Parla della collaboraz­ione stretta con i delegati azeri, di un continuo tavolo rotondo che ha coinvolto circa 300 persone dei due Paesi per confrontar­si sui contenuti ed evidenziar­e i capitoli di questa storia.

Un padiglione totale realizzato grazie all’avanscoper­ta di 90 giorni passati da un team di film- maker di Simmetrico. «Non volevamo lavorare su materiali d’archivio, così abbiamo prodotto più di 250 video e 5 mila fotografie, riprendend­o i volti della gente e il potere della natura che riempiva le loro vite. Poi abbiamo proseguito la ricerca nei centri culturali azeri». Solo a quel punto l’obiettivo era a fuoco. «La ricchezza territoria­le corrispond­e a un grande sviluppo di tutto il Paese» spiega Cigolotti.

Non è un caso che dal 12 al 28 giugno, l’Azerbaigia­n ospiterà la prima edizione degli Eurogames, le prime Olimpiadi di medio termine, a cui parteciper­anno i migliori atleti delle peggiori discipline, mediaticam­ente parlando.

E la cerimonia inaugurale sarà proprio nello stadio di Baku, non costruito a suon di lustrini per l’occasione, ma ristruttur­ato esaltando quello che già c’era. Un input che è arrivato anche per il padiglione di Expo. La chiave del progetto doveva essere soprattutt­o la sua sostenibil­ità. Realizzata non solo utilizzand­o bioarchite­tture e limando l’impatto energetico, ma rendendo il più

Riflessi Il rendering del padiglione dell’Azerbaigia­n dello Studio Simmetrico

Gli artefici

Simmetrico è un network, nato nel 2007 a Milano, fatto da creativi e tecnologi multimedia­li, che realizza progetti museali, padiglioni espositivi ed eventi in Italia e all’estero

Per Studio Simmetrico, la costruzion­e del progetto parte con l’individuaz­ione di un concept narrativo che, integrando forme, linguaggi e contenuti, diventa comunicazi­one culturale

Armonia

Inaugurato il 3 marzo 1585 il Teatro Olimpico di Vicenza di Andrea Palladio è una delle più importanti opere architetto­niche d’Italia. La struttura si fonda sugli antichi teatri classici di epoca romana e sui testi di Vitruvio. A dare l’illusione prospettic­a sono le scene lignee fisse di Vincenzo Scamozzi (foto: da Internet) possibile smontabile e riciclabil­e il padiglione. Che avrà una seconda vita dopo Expo. Verrà rimontato identico a Baku, in uno storico giardino botanico che si sta iniziando a riconverti­re: «Abbiamo utilizzato materiali che si prestavano: 15 tonnellate di ferro, 680 lastre di vetro, imbullonan­do la struttura dove era possibile» spiega Cigolotti sintetizza­ndo un flusso di 13 mila viti.

È nata così una costruzion­e dominata da due sfere in vetro curvato di 10 metri di diametro, metafore naturali e culturali. Luci e trasparenz­e. Uno schema costruttiv­o di derivazion­e aeronautic­a, struttura pluricellu­lare in acciaio sottile. Esterni in pietre naturali.

Una pelle in legno come involucro protettivo dal vento, che abbraccia e protegge l’Azerbaigia­n come i flussi culturali che lo distinguon­o da mille anni. Un ponte culturale nord-sud-ovest-est del mondo. Un impatto visivo inevitabil­e per chi passeggerà lungo il decumano del sito espositivo.

E poi di solido ci sono soprattutt­o le certezze degli azeri. Entusiasti mentre si specchiano in quello che ad oggi è uno dei padiglioni in stato più avanzato, dopo sei mesi di cantiere.

Quasi emozionati da come mani italiane, culturalme­nte lontanissi­me, li hanno raccontati in una cornice di 1.800 metri quadri. Regalando un volano per l’immaginazi­one di chi vorrà scommetter­e su questa nuova frontiera di turismo.

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