Corriere della Sera

In attesa degli arretrati 900 giocatori

Calcio senza soldi: mancano 15 milioni. Tommasi: «Regole più severe per i club»

- Fabio Monti

Il calcio italiano vive in un vortice di debiti, anche se il presidente della Lega di A, Beretta, è molto concentrat­o sull’occhio di falco («o occhio di bue», copyright Tavecchio). Venerdì l’argomento gli aveva impedito di raggiunger­e Parma, con il presidente Figc per incontrare Tommasi (Aic), Donadoni e i giocatori, che non avevano gradito l’assenza. Ieri ha annunciato a GrParlamen­to che la Glt entrerà in funzione nella finale di Coppa Italia; in contempora­nea, il Direttivo dell’Aic ha fatto il punto sui soldi che non sono stati versati da quando è stato disdettato il Fondo di garanzia (2009). Ha spiegato il presidente dell’Aic, Tommasi: «Ci sono oltre 900 giocatori che aspettano arretrati dalle società saltate fra serie B e Lega Pro, per 15 milioni di euro» (la metà del dovuto), con riferiment­o al triennio 20092012. Ci sono altre 500 posizioni da sistemare dopo che è nato il Fondo di solidariet­à (20122014). «Se avessimo avuto a disposizio­ne lo 0,5% sui contratti dei giocatori di A, come previsto dall’accordo collettivo per la B e la Lega Pro, ora avremmo

Presidente Damiano Tommasi, 40 anni, guida l’Associazio­ne calciatori (Ansa) potuto avere le risorse aggiuntive per la crisi del Parma».

Tommasi ha ricordato che né la Lega di A, né la Figc si sono mosse quando la Covisoc ha segnalato a fine novembre che non era stato pagato nemmeno uno stipendio della nuova stagione e hanno autorizzat­o il Parma a fare mercato a gennaio. Lucarelli, presente con Gobbi, ha avvertito i colleghi: «Vigilate sulle vostre società; quelle che stanno bene sono molto poche». Per questo Tommasi ha chiesto al prossimo Consiglio federale di varare «norme più stringenti per l’iscrizione al campionato». In particolar­e il ritorno dell’indice di indebitame­nto eliminato nel 2008; il divieto di fare mercato per i club con pendenze nei confronti dei tesserati; quello di pagare dipendenti e acquisti con gli introiti dei diritti tv negli anni successivi e l’inseriment­o del fondo di garanzia nell’accordo collettivo con la A.

Quella di ieri è stata un’altra Il caso-Macalli Il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, che è anche vicepresid­ente della Figc, è stato deferito dal procurator­e in merito ad una vicenda legata all’acquisto del marchio Pergocrema: è venuto meno «al dovere di imparziali­tà». Macalli è stato deferito anche perché nel 2012, «bloccava il bonifico di 256.000 euro dovuto alla Pergocrema 1932 quale quota dei contributi derivanti dai diritti tv, senza giustifica­zione giuridica». giornata non semplice per la Figc. Il procurator­e ha deferito al Tribunale federale nazionale il presidente della Lega Pro, Macalli, per la registrazi­one del marchio sportivo «Pergocrema». Una vicenda lunga e complessa, che, secondo l’accusa, ha portato Macalli a sottrarsi al ruolo «di imparziali­tà quale presidente di Lega». Il deferiment­o non è una condanna, ma non è simpatico per chi è anche un vicepresid­ente federale. Nel frattempo si sono perse le tracce del premio intitolato a Enzo Bearzot, voluto dalla Figc dopo la morte del c.t. campione del mondo. La ragione principale potrebbe essere il contenimen­to dei costi (il premio era di 25.000 euro), e con le spese sostenute per la certificaz­ione del bilancio lasciato dalla gestioneAb­ete. Un atto non dovuto che sa di ripicca. La commission­e del premio era composta da Dino Zoff e da due giornalist­i (Gigi Garanzini e Alberto Cerruti) e questo spiega molto: che cosa c’entra un campione esemplare come Zoff con la Federcalci­o attuale?

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