Corriere della Sera

La rivelazion­e di Poletti «Più soldi che esodati»

Il ministro: i risparmi vanno dati a chi ha più bisogno. Le ipotesi sull’età del ritiro

- Di Enrico Marro

Il ministro del Lavoro Poletti cambia approccio: «Abbiamo più soldi che esodati. Quasi 12 miliardi, forse più del necessario. I risparmi possiamo darli a chi davvero ne ha bisogno».

Esodati, indietro tutta. Ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha annunciato un cambio di approccio. Prima di definire ulteriori allargamen­ti della platea di persone alle quali consentire di andare in pensione con le regole precedenti la riforma Fornero, si verificher­à bene la situazione perché probabilme­nte i soldi già stanziati per finanziare questa operazione sono troppi e si possono spendere meglio. «Abbiamo risolto la situazione di 170 mila esodati circa, ne manca ancora un pezzetto e il Senato sta facendo la verifica puntuale, perché sono diventati esodati anche quelli che non lo sono», ha detto ieri Poletti intervenen­do in tv a «Coffee Break» su La7. «Abbiamo più soldi che esodati – ha continuato –. Sono stati stanziati quasi 12 miliardi di euro, probabilme­nte più del necessario. I risparmi possiamo darli a chi davvero ne ha bisogno».

Cosa si nasconde dietro le parole del ministro? Andiamo con ordine. Gli esodati sono quelle persone che, uscite dal lavoro anticipata­mente (imprese in crisi o accordi con l’azienda) prima del 2012 con l’attesa di andare di lì a poco in pensione, sono invece rimaste bloccate dallo scalone della riforma Fornero, cioè dal brusco aumento dell’età e dei contributi necessari per accedere al pensioname­nto, restando così senza stipendio e senza pensione. Finora, con 6 decreti dal 2012 a oggi, è stata salvaguard­ata una platea potenziale stimata in 170 mila persone, che appunto dovrebbero avere i requisiti per andare in pensione con le regole precedenti alla Fornero. Il tutto per uno stanziamen­to di 11,7 miliardi fino al 2020. Gli interessat­i presentano domanda all’Inps, quindi, se hanno i requisiti previsti dai decreti di salvaguard­ia, si vedono certificat­o il diritto alla pensione con le vecchie regole che in alcuni casi decorre subito e in altri all’esaurirsi degli ammortizza­tori sociali.

Secondo il monitoragg­io più recente fatto dall’Inps, aggiornato al 23 gennaio, su una platea potenziale di 170 mila salvaguard­ati, le certificaz­ioni concesse sono 97.996 e le pensioni in pagamento 64.077.

I comitati in difesa degli esodati contestano questi risultati, sostenendo da un lato che l’Inps terrebbe un atteggiame­nto ostruzioni­stico e dall’altro che le platee previste dai decreti del governo avrebbero creato numerose disparità di trattament­o, lasciando fuori ancora decine di migliaia di persone per le quali rivendican­o il diritto alla pensione con le vecchie regole. Ma il governo frena su ulteriori decreti. In Senato la commission­e Lavoro ha preso l’iniziativa, su proposta di Pietro Ichino (Pd), di un censimento di eventuali altri esodati, come ha ricordato ieri Poletti. In particolar­e, Annamaria Parente (Pd), presidente della commission­e creata per affrontare il problema, ha annunciato che «a metà marzo» sul sito della stessa commission­e Lavoro del Senato verrà inserito un link «che collegherà a una pagina dell’Istat» dove sarà caricato un questionar­io che potrà essere compilato da tutti coloro che ritengono di essere esodati. Il punto, come ha spiegato ieri anche Poletti, è distinguer­e eventuali « esodati in senso stretto» non ancora salvaguard­ati da chi teme di essere esodato, cioè di perdere il lavoro a pochi anni dalla pensione e restare senza reddito. «Non è esodato — dice il ministro — chi sta lavorando e la legge Fornero gli ha cambiato le carte per andare in pensione, allungando­gli i tempi». Per costoro il ministro, che presto incontrerà i sindacati, sta pensando ad altre soluzioni, prevedendo, per esempio, forme di flessibili­tà dell’età di pensioname­nto, perché «la legge Fornero è stata fatta male e dobbiamo metterci mano».

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Fonte: Inps *Contingent­e ridetermin­ato dall’art. 1 della legge n. 147 del 2014

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