Corriere della Sera

Renzi: ho i numeri anche sull’Italicum

- Di Maria Teresa Meli

Matteo Renzi fatica a trattenere l’entusiasmo. E anche se la minoranza del suo partito annuncia battaglia sull’Italicum lui è sicuro: i numeri ci sono comunque.

È ovvio che in una giornata come quella di oggi Matteo Renzi faccia fatica a trattenere l’entusiasmo. Anche se non vuole dare l’impression­e di aver stravinto perché intende portare a casa altri provvedime­nti.

Sull’Italicum, però, la minoranza del suo partito ha già annunciato battaglia. Per farla breve ha già detto che voterà contro. Eppure a Palazzo Chigi, numeri alla mano, sono convinti che se anche i dissidenti dovessero essere veramente tutti quelli che adesso fanno fuoco e fiamme, cioè una cinquantin­a, la riforma elettorale passerebbe ugualmente, con una maggioranz­a che può oscillare dai 330 ai 350 voti. E a quel punto diventereb­be legge dello Stato.

Il presidente del Consiglio ha fatto il punto con i suoi più volte nella giornata di ieri: «Ci confronter­emo di nuovo con la minoranza, del resto, mi pare che nel nostro partito i luoghi di discussion­e non siano mai mancati, ma non possiamo certo ricomincia­re daccapo ogni volta. Insomma, l’Italicum si farà, a tempo debito, senza cambiare una virgola del testo attuale, ora ci occupiamo della scuola e della Rai». A tempo debito, cioè dopo le Regionali e le Amministra­tive, che potrebbero slittare dal 10 al 31 maggio.

Questo perché il secondo turno delle Amministra­tive, se le elezioni si tenessero il 10, coincidere­bbe con la Pentecoste ebraica. Ma così la Consulta avrebbe anche più tempo per risolvere il problema della candidatur­a di Vincenzo De Luca, esprimendo­si sulla legge Severino.

Dopo quella tornata elettorale, che vedrà Berlusconi scendere in campo insieme al leader leghista Salvini, secondo molti renziani e a giudizio dello stesso segretario del Partito democratic­o, Forza Italia «potrebbe cambiare idea» sull’Italicum. Magari di fronte alla minaccia di togliere i capilista bloccati (minaccia solo ventilata, ma che non verrebbe in realtà mai attuata). E se anche così non fosse, FI, ha spiegato il premier ai fedelissim­i, «è un partito destinato a esplodere ed è quindi fisiologic­o che se vi fossero dei problemi una parte di loro voterebbe con noi». Il che non vuol dire che vi siano degli accordi sotto banco con i verdiniani, come sembra insinuare l’ex segretario Pier Luigi Bersani: «Voi — dice il presidente del Consiglio ai suoi — sapete bene che la storia dei patti segreti è una colossale sciocchezz­a. Sempliceme­nte, l’Italicum non si tocca».

Ma gli stessi che vorrebbero toccarlo desiderere­bbero aprire anche un altro tipo di trattativa con Renzi, come spiega Davide Zoggia alla buvette della Camera dei deputati: « È chiaro — spiega il deputato bersaniano — che poi all’interno del partito dovremo trattare su quanti capilista spettano alle minoranze».

Insomma, gli oppositori interni del segretario, vorrebbero le preferenze, contestano i capilista bloccati, fanno le pulci all’Italicum, però parlano già delle quote di seggi sicuri che dovrebbero spettare loro. Eppure sanno che difficilme­nte il presidente del Consiglio potrebbe perdonare uno strappo sulla riforma elettorale e poi fare finta di niente e rimettere in lista nei posti inamovibil­i coloro che gli hanno votato contro. L’aria non è proprio quella. Anzi. Pur essendo certo che la «maggioranz­a alla fine sarà blindata» anche in questo passaggio, il premier-segretario ha lasciato intendere più volte che in caso di incidenti il rischio di scivolare verso il voto anticipato potrebbe farsi molto «concreto» anche se è sua intenzione arrivare «fino alla fine della legislatur­a». Però è ovvio che con un Parlamento ingovernab­ile andare avanti diventa complicato. Comunque, per sua natura, Renzi è malato di ottimismo cronico e anche sul versante più difficile, quello del Senato, dove la maggioranz­a sembra perennemen­te appesa a un filo, non sembra vedere tutto nero. «A Palazzo Madama — spiegava l’altro giorno — ci sono dei movimenti costanti anche tra i senatori dei 5 Stelle e in Forza Italia».

Il tweet del premier Voto riforme ok alla Camera. Un Paese più semplice e più giusto Brava @meb, bravo @emanuelefi­ano, bravi tutti i deputati magg #lavoltabuo­na Sugli azzurri Il premier ai fedelissim­i: è fisiologic­o che una parte di loro possa votare con noi

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