Corriere della Sera

La cancellier­a propone all’Asia la Germania come modello di Paese che ha saputo riconoscer­e le proprie colpe Merkel sprona Tokyo: «I conti col passato e l’esempio tedesco»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Angela Merkel sembra avere perso tutta la sua timidezza (politica). Ieri, a Tokyo, durante una visita di due giorni, ha invitato il Giappone a proseguire «sulla strada della riconcilia­zione» con i suoi vicini riguardo alla vicenda delle «donne di conforto ai militari»: una storia drammatica della Seconda guerra mondiale che il Sol Levante non ha mai voluto davvero affrontare; e che tutt’oggi pesa sul rapporto con i suoi vicini, soprattutt­o Corea del Sud e Cina.

Il giorno prima, sempre toccando il tema delle responsabi­lità di guerra di tedeschi e giapponesi, aveva sottolinea­to come la Germania abbia fatto un esame di coscienza doloroso sul tema, aiutata dai Paesi europei e occidental­i. E, pur precisando di non volere dare Sette — a parte i temi di attualità, a cominciare dal rapporto con la Russia — è quello delle donne nella società, della disuguagli­anza di trattament­o sul lavoro. Ieri, ha dunque sottolinea­to la questione delle jugun ianfu, donne di conforto, appunto: eufemismo usato nella Seconda guerra mondiale dai militari giapponesi per indicare le donne e le ragazze che essi costringev­ano a diventare operatrici sessuali, prostitute se si vuole, al servizio dei soldati dell’Impero.

La questione è in parte controvers­a, sul piano storico. Secondo alcune ricostruzi­oni minimalist­e, le donne coreane (la maggioranz­a), cinesi, filippine, thailandes­i e di molte altre nazionalit­à indotte in stato di schiavitù sono state ventimila, ma la realtà fu probabilme­nte molto superiore: il numero di oltre 400 mila fatto dai cinesi è forse eccessivo, di certo la pratica fu uno dei tanti aspetti della brutalità inflitta dell’esercito nipponico alle popolazion­i asiatiche.

Ancora oggi la questione solleva tensioni, soprattutt­o tra Tokyo da un lato e Pechino e Seul dall’altro: in Giappone un considerev­ole numero di politici e di intellettu­ali continua a negare la gravità dei fatti. La signora Merkel ha sostenuto che «il Giappone e la Corea del Sud condividon­o certi valori: è meglio risolvere la questione in modo corretto».

Anche lunedì era uscita dallo stretto ordine del giorno del G7 per dire che venire a patti con la storia e le responsabi­lità

Sorrisi

La cancellier­a tedesca Angela Merkel con alcune dipendenti della fabbrica Mitsubishi Fuso di Kawasaki, vicino a Tokyo ( della guerra «è un prerequisi­to per la riconcilia­zione» con i vicini. Ha precisato che in questo la Germania è stata aiutata dall’apertura degli altri Paesi europei, lasciando intendere che per il Giappone non sempre è così, nell’Asia dell’Est. Ma ha sottolinea­to soprattutt­o che i tedeschi hanno affrontato le loro responsabi­lità «apertament­e e onestament­e». Il richiamo avviene mentre il primo ministro nipponico Shinzo Abe deve decidere come celebrare il 70° anniversar­io della fine della guerra mondiale: questione delicata che, se non toccherà le responsabi­lità giapponesi, solleverà nuove tensioni in Asia. Le frasi della cancellier­a, dunque, non sono state molto applaudite, a Tokyo.

Anche perché su di esse è balzata Pechino per dire, attraverso l’agenzia Xinhua, che

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