Corriere della Sera

«La Cina pretende dal Vaticano una resa incondizio­nata»

Il cardinale di Hong Kong Zen Ze-kiun: in Curia non conoscono il regime

- DAL NOSTRO INVIATO

Ha 83 anni il cardinale emerito di Hong Kong Joseph Zen Ze-kiun, ma all’appuntamen­to arriva a passo spedito, in anticipo: «Vengo dal carcere, sa io sono anche cappellano dei detenuti». Va subito dritto al punto: i contatti tra governo di Pechino e Santa Sede, che non hanno relazioni diplomatic­he dal 1951. Come ha rivelato ieri il Corriere, la Segreteria di Stato ha ricevuto «un rilancio», dopo le aperture del Papa. L’architetto di questa nuova fase è il Segretario di Stato Pietro Parolin. Joseph Zen è contrario: «In Vaticano non capiscono e non ascoltano».

Che cosa non capiscono a Roma?

«In Curia gli italiani non conoscono la dittatura cinese perché non hanno mai provato che cosa è il regime comunista. Avevo sempre avuto fiducia in Parolin, fino a quando non ho saputo che anche lui era a favore di un accordo che in questa fase sarebbe solo una resa incondizio­nata».

Ma negli ultimi mesi la Cina ha segnalato una nuova disponibil­ità, si è parlato di un’offerta sul nodo della nomina dei vescovi.

«A Pechino non c’è volontà di dialogo, mi risulta che nei colloqui i loro delegati mettano sul tavolo un documento da firmare e i nostri non abbiano la possibilit­à e la forza di fare proposte diverse. Vogliamo sacrificar­e la nomina e la consacrazi­one dei vescovi per un dialogo fasullo?».

La proposta fatta filtrare dai cinesi sarebbe di dare alla Santa Sede la facoltà di scegliere il vescovo fra due candidati proposti dall’Amministra­zione statale per gli affari religiosi di Pechino.

«In Cina ci sono ancora due vescovi in carcere, molto anziani, uno forse è morto dopo anni di detenzione e non lo dicono, lasciano anche la sua famiglia nel dubbio. Parlo del vescovo Shi Enxiang, imprigiona­to per la sua fedeltà alla Santa Sede. Avrebbe 93 anni monsignor Shi. A febbraio il capo comunista del suo villaggio è andato a chiedere alla famiglia se avevano ricevuto il

La vicenda

Dopo i ripetuti segnali di apertura di Francesco nei primi due anni del suo pontificat­o, Pechino per la prima volta ha mostrato interesse a un confronto con il Vaticano

Le relazioni diplomatic­he formali tra i due Stati sono interrotte dal 1951. Nel 2007 Benedetto XVI aveva provato a riallaccia­re il dialogo con una lettera ai cattolici cinesi corpo, poi altri invece sono venuti a dire che quel funzionari­o era ubriaco e che del vescovo non si sapeva nulla».

Quindi che cosa si dovrebbe fare?

«Bisognereb­be battere i pugni sul tavolo, rafforzare la nostra Chiesa cattolica e il nostro clero in Cina, perché quando i nostri stanno uniti i funzionari del regime hanno paura, sono terrorizza­ti dalla prospettiv­a di avere problemi con i loro superiori, perché ogni capo politico in Cina è al tempo stesso imperatore e schiavo: può schiacciar­e chi gli sta sotto ma teme chi gli sta sopra».

Ma il dialogo è meglio dello scontro senza sbocchi.

«Quelli che discutono per conto della Curia non sanno nemmeno bene chi sono i rappresent­anti cinesi di fronte a loro: uomini del vecchio presidente Jiang Zemin o scelti da Xi Jinping? Non è un fattore secondario, tra le due fazioni a Pechino è in corso una lotta mortale. Comunque i delegati cinesi sono come un grammofono: ripetono sempre la stessa lezione e chiedono di firmare. Ma poi, in Vaticano c’è la Commission­e per la Chiesa cattolica in Cina, inutilizza­ta ormai da più di un anno. È morta? Se non ci dicono niente è mancanza di rispetto». Ha parlato con il Papa? « L’ho incontrato per tre quarti d’ora faccia a faccia. Sa come mi ha accolto? “Ah, Zen, quello che combatte con una fionda”. Ha detto cose molto belle e con me ha mostrato fiducia completa. Il Papa non è un ingenuo, in queste condizioni non cederà».

Ma se invece ora il Papa le chiedesse di tacere?

«Rispondere­i ricordando­gli che lui a Buenos Aires diceva messa in piazza, faceva comizi sul marciapied­e, era formidabil­e».

Per non rovinare i nuovi contatti con Pechino il Papa non ha ricevuto il Dalai Lama.

« Gli hanno fatto fare un grosso errore che non serve a niente, dimostra solo paura e i comunisti quando vedono che hai paura ti schiaccian­o. Invece bisogna incoraggia­rli a essere coraggiosi i nostri perseguita­ti in Cina. Quelli che a Roma hanno l’ansia di riuscire a ogni costo vanno verso un compromess­o che è una resa incondizio­nata, quello che vuole Pechino».

@guidosant

Emerito

Joseph Zen Ze-kiun ( 83 anni, dal 2002 al 2009 è stato il sesto vescovo di Hong Kong. Ordinato sacerdote in Italia, a Torino, l’11 febbraio 1961, è stato influenzat­o dai fermenti del Concilio Vaticano II prima di far ritorno a Hong Kong nel 1946. È stato creato cardinale nel 2006

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