Beni intestati a un prestanome, avvocato d’affari assolto in Appello
L’avvocato d’affari Paolo Sciumè, in primo grado condannato a 2 anni e 8 mesi, è stato assolto dalla Corte d’appello di Milano «per non aver commesso il fatto» di intestazione fittizia di beni per 13 milioni di euro, vicenda nella quale erano imputati anche Nicola Bravetti, uno dei soci fondatori di Arner Bank, e l’imprenditore siciliano Francesco Zummo. I due imputati hanno beneficiato del non luogo a procedere per prescrizione, mentre sono stati ritenuti responsabili di tentata intestazione fittizia di beni relativa a un altro episodio. Le pene sono state quindi ridotte da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 2 mesi per Bravetti, da 4 anni a 2 anni e 8 mesi per Zummo, da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 3 mesi per la moglie dell’imprenditore, Teresa Macaluso, e da 2 anni a 1 anno e 4 mesi per una loro parente, Laura Panno. Per i pm i 13 milioni su un conto della moglie preso Banca Arner di Nassau appartenevano a Zummo, allora sottoposto a misure di prevenzione. Per la difesa, invece, il marito attraverso la creazione di alcuni trust aveva trasferiti all’estero i soldi per sistemare questioni ereditarie, senza finalità illecite. L’inchiesta era stata avviata a Palermo e in seguito trasferita per competenza territoriale a Milano. All’inizio era stata contestata da parte dei giudici anche l’aggravante mafiosa, in quanto gli inquirenti ritenevano che i soldi portati all’estero da Zummo attraverso la moglie avessero provenienza illecita legata appunto al mondo mafioso, ma nel corso del procedimento l’aggravante è caduta, comportando la riduzione dei termini di prescrizione dell’intestazione fittizia. L’imputazione, però, addebitava agli imputati anche un successivo tentativo di intestazione fittizia di beni nel 2008, con la predisposizione di una serie di atti per l’apertura di un conto a Lugano a nome di una parente di Zummo, sul quale sarebbero dovuti essere trasferiti i soldi detenuti alle Bahamas dalla moglie. Ed è questo tentativo decisivo a mantenere ieri la condanna in Appello.