Corriere della Sera

LA MALINCONIA DEI REPUBBLICA­NI RIMASTI SENZA PARLAMENTA­RI

- Di Enrico Caiano

Anni renziani. Di politica svelta, qualche volta anche spiccia. Anni grillini. Di antipoliti­ca, di guerra senza confine ai partiti tradiziona­li, Male Assoluto da distrugger­e. Eppure. Eppure da venerdì a domenica scorsi a Roma si è riunito a congresso il Partito repubblica­no italiano. Congresso numero 47. Morto che parla? Non esageriamo, che balbetta. Le agenzie di stampa alle nobili assise della forza politica che fu di Ugo La Malfa e Bruno Visentini, che espresse la presidenza del Senato con Giovanni Spadolini, non hanno dedicato neppure una riga. Nonostante l’annunciato messaggio di saluto del neopreside­nte Mattarella, nonostante l’intervento dell’«amico Pannella». Durata? Quasi un’ora. Ma almeno il vecchio Marco ne ha tentate tante per tenere la sua creatura al passo coi tempi. Invece il vecchio Pri, è solo il vecchio Pri. Con le furibonde e irrilevant­i liti interne per cui a una settimana dalle assise la fazione romagnola chiedeva al coordinato­re nazionale Saverio Collura di rinviare il congresso di un mese. Collura, renzianame­nte, ha tirato dritto. A differenza del vecchio Pri, in Parlamento non c’è più: il presidente Francesco Nucara, quello che li portò in territori berlusconi­ani, non è stato rieletto. L’altro particolar­e mancante nella foto sbiadita è la location: lo sparuto gruppo di delegati non si riuniva all’Ergife. Problema di costi? Però era proprio il caso di finire al Centro Congressi The Church sull’Aurelia, a due passi dal Vaticano, in un hotel costruito attorno a una chiesa a tre navate dove si dice regolarmen­te messa? Ma come? Il partito laico erede di Garibaldi e Mazzini? Che malinconia. Una domanda sorge spontanea: ha senso resistere così? La spiegazion­e? Il Partito liberale italiano, l’eterno alleato-rivale. Anche loro esistono ancora. Il congresso l’hanno fatto a ottobre. E hanno pure un deputato, Ivan Catalano, transfuga grillino. Pri battuto. Vabbe’. Su Corriere.it Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it

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