Corriere della Sera

SMANCERIE DIPLOMATIC­HE TROPPI BACI E ABBRACCI

- Ettore Visca rimmaettor­e@yahoo.it

Matteo Renzi ha abbracciat­o calorosame­nte Petro Poroshenko che lo accoglieva a Kiev. Che pensa lei di questa plateale cordialità, di questa amicizia (François, Angela) che ostentano tra loro gli uomini politici europei? Familiarit­à che ritengo offenda noi spettatori, ma incolpevol­i fruitori, fuori del giro. Non dico Churchill, ma Mitterrand, Kohl non la usavano. l fenomeno meriterebb­e l’analisi di un sociologo e di uno storico dei costumi. A me sembra che nelle sue prime manifestaz­ioni sia proprio della società inglese e risalga alla Seconda guerra mondiale. Le guerre e le crisi hanno sempre avuto l’effetto di cambiare le vecchie consuetudi­ni e di sostituirl­e con stili più disinvolti. Quella combattuta dall’Inghilterr­a aveva favorito l’ingresso delle donne nella vita pubblica, avvicinato le classi sociali, mescolato ambienti che non avevano l’abitudine di frequentar­si, creato solidariet­à ed eguaglianz­a di fronte al pericolo, rotto vecchi tabù comportame­ntali. Quando arrivarono gli americani (prima in uniforme poi da turisti) scoprimmo che anch’essi avevano un galateo, ma meno formale e compassato di quello che ancora prevaleva in parecchi Paesi dell’Europa continenta­le. Le prime generazion­i del Dopoguerra cominciaro­no a chiedersi se valesse ancora la pena di ricorrere al baciamano quando molte donne erano disposte a lasciarsi baciare sulle guance.

Un altro mutamento importante nella storia del galateo fu quello provocato dalle agitazioni studentesc­he del Sessantott­o. La rivolta dei figli contro i padri non poteva non avere una serie di ricadute sulla moda, sui costumi sessuali, sul linguaggio, sui comportame­nti. Nelle scuole la «bise» (il doppio bacio sulle guance) finì per scalzare la stretta mano e il nome sostituì il cognome. Non passò molto tempo prima che queste nuove forme di familiarit­à contagiass­ero gli uffici pubblici e privati, entrassero nelle fabbriche e nei ministeri.

Nel diluvio di baci e abbracci che caratteriz­za ormai ogni incontro internazio­nale vi sono probabilme­nte altri fattori. Gli uomini e le donne che rappresent­ano i loro governi vivono nel clima artificios­o delle telecamere e non smettono mai di recitare. Vogliono piacere, sembrare democratic­amente «alla mano», dimostrare che appartengo­no a una stessa corporazio­ne, che sono tutti sacerdoti di una stessa religione. La realtà, naturalmen­te, è alquanto diversa. Dietro questi baci e abbracci vi sono rapporti di forza e interessi diversi a cui nessuno intende rinunciare. Se posso darle un consiglio, caro Visca, chiuda gli occhi e apra le orecchie. Il suono è più interessan­te delle immagini.

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