Corriere della Sera

Il tormento di Ravetto: tengono Silvio ovattato, dobbiamo aprirgli gli occhi

- di Tommaso Labate

«Forse sto facendo del male a me stessa, lo sa?». In che modo? «A rilasciare questa intervista. Lei pensa che mi faccia piacere farla?». No? «La verità è che io ho un altro problema. Voglio davvero bene a Berlusconi. Devo la mia carriera politica a lui. E proprio per questo, proprio perché lavoro perché torni a essere il nostro leader, adesso ho il dovere di dirgli la verità. Di proteggerl­o da quella cerchia di berlusconi­ani che pensano che “meno siamo e meglio stiamo”, che gli raccontano altre cose rispetto alla verità…».

Laura Ravetto si abbandona su un divanetto di Montecitor­io al termine di una giornata estenuante. La testa le suggeriva per lo meno di astenersi sulla riforma della Costituzio­ne, il cuore l’ha obbligata a dire no «soltanto in segno di rispetto e di lealtà verso Berlusconi». Insieme ad altri 17 colleghi, ha messo il suo malumore nero su bianco in una lettera al «Presidente». Che, però, ha risposto accusando i 18 malpancist­i di «protagonis­mo».

Partiamo dall’accusa di protagonis­mo.

«La rispetto, forse ci sta tutta. Ma chiedo: sono più protagonis­ta io, che dico quello che penso e che ho lavorato su mandato del partito a cambiare questa riforma, o quelli che vogliono una Forza Italia che segue i diktat della Lega? Forse costoro non se lo ricordano. Una volta i diktat li davamo noi. Ora ascoltiamo quelli di Salvini, che pure è un mio amico».

Con chi ce l’ha? Con Brunetta? Con la cerchia ristretta dei berlusconi­ani doc?

«Lasciamo perdere i nomi. Io, le cose che ho detto oggi, le ripeto da tempo. Avrei voluto dirle anche al Presidente, se non fosse che ci impediscon­o di parlare con lui, che ci impediscon­o di avere un contatto diretto, che lo tengono ovattato, lontano dalla verità…». I nomi? «I nomi sono poco importanti. Vogliamo parlare di politica, per favore?». Parliamone. «Io so che Berlusconi alla fine non si fa condiziona­re da nessuno, decide da solo. E, partendo da come andrà a finire, sono sicura che il no alle riforme sarà nuovamente corretto in corso d’opera prima al Senato, poi di nuovo alla Camera». Sì, ma oggi… «Renzi ha sbagliato nel metodo. Ma le riforme sono un’altra cosa, sono la vita dei nostri concittadi­ni. Non è che le votiamo o meno sulla base di una ripicca. Ci piacciono? Le votiamo. Non ci piacciono? Non le votiamo».

A Berlusconi, evidenteme­nte, non piacciono.

«Senta io ho passato le notti in bianco in commission­e Affari costituzio­nali, ha capito? Ho lavorato per cambiare quel testo che inizialmen­te non ci piaceva. L’abbiamo ri-vo-lu-ziona-to, anche per andare incontro alla Lega e al famoso ordine del giorno di Calderoli. E adesso, di punto in bianco, diciamo che è una schifezza?».

Le diranno che è diventata verdiniana.

«Io sono leale verso Berlusconi. Ho votato no apposta, oggi. Però vorrei fare politica, anche per senso di dovere nei confronti dello stesso Berlusconi, che mi ha messo a fare politica».

Qualcuno penserà che lei salterà il fosso, passando in maggioranz­a.

«Solo uno stupido può avere questa idea. Io sono di Forza Italia. Forza Italia, scriva bene, non Forza Lega o Forza Ncd…».

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