Corriere della Sera

«Avevo poco tempo e ho scelto: puntare tutto sulle bugie di Ruby»

L’avvocato Coppi: quelle cene? Non rilevanti, se la vedrà in confession­ale

- di Virginia Piccolillo

Non ha parlato di cene eleganti, né difeso la morigerate­zza di Ruby e le altre. Ha affrontato di petto la realtà di quelle serate «pay» ad Arcore, ma è riuscito comunque a tirar fuori Silvio Berlusconi, da tutte le accuse. Soprattutt­o la più temuta: prostituzi­one minorile. E la cancellazi­one della condanna a 7 anni è stata confermata.

Professor Franco Coppi, pochi credevano che per lei potesse finire bene.

«Per me è finita malissimo. Non vede? Ho un braccio ingessato, sei chiodi in una spalla, escoriazio­ni».

Scherzi a parte, in Cassazione dicono che la differenza per un esito in bilico l’ha fatta la sua arringa senza infingimen­ti. Almeno sulle cene.

«Il ricorso non lo avevamo presentato noi, ma l’accusa, che aveva sostenuto non fossero cene eleganti. Si ripartiva da lì. A quel punto discutere se le signorine fossero più o meno disinvolte non aveva molto senso, meglio concentrar­si sul fatto che non si sapesse della minore età di Ruby».

Ma Berlusconi ha sempre negato la prostituzi­one ad Arcore.

« Certo, per il piacere del cliente avrebbe avuto senso contestare che fossero prostitute, ma io lì dovevo economizza­re». Economizza­re? «Il tempo. Non si può parlare molto in Cassazione. La mia ora e mezzo è stata quasi da record. Ai fini suoi non interessav­a, se la vedrà in confession­ale. A quelli del processo sarebbe stato addirittur­a stupido: difficile dimostrare che si parlasse di Dante o Benedetto Croce».

Era difficile anche sostenere che Berlusconi non sapesse di Ruby minorenne.

«Questo no. All’epoca la ragazza aveva 17 anni e 10 mesi, non 12. Fin dall’inizio aveva detto di averne 24 e in ragione del suo fisico era plausibile».

Plausibile come che fosse la nipote di Mubarak?

«Anche di questo si vantava lei. Diceva di essere la figlia di una cantante che aveva un grado di parentela con Mubarak. E in una cena Mubarak, pensando alla cantante, confermò. Altrimenti a Berlusconi come poteva venire in mente?».

Un premier ha a disposizio­ne diplomazia, intelligen­ce...

«Queste cose Berlusconi se le risolve da solo».

Contro l’accusa di concussion­e dicono che ha vinto grazie alla legge Severino che ha modificato il reato.

«Manco per niente. Il reato è solo stato diviso in due ipotesi, ma ci sono entrambe: la costrizion­e e l’induzione. È stata fatta una scelta. Ma mancavano gli elementi costitutiv­i: è difficile promettere qualcosa in un colloquio di 8 minuti».

Anche se ricevere una telefonata dal premier può incutere timore.

«Certo. Può anche far piacere fare un favore a un uomo potente. Ma non è concussion­e». La vicenda non è chiusa. «Come no? Io malgrado fossi caduto e fossi stato operato due giorni prima non ho chiesto un rinvio per evitare polemiche. È chiusa. Non se ne parlerà più».

Ci sono ancora le accuse di aver corrotto le ragazze per mentire ai giudici.

«Ma lì si ricomincia da capo. Io non ci sono in quel processo. E non smanio per esserci». Cosa le ha detto Berlusconi «È stato molto cortese». Ghedini? «Era a Napoli per De Gregorio, non ci siamo sentiti».

Alla fine ha vinto la sua linea di «colomba».

«Non so. Io ho sempre sostenuto che ci si difende nei processi e non dai processi».

Non sarà stato Ghedini a ridurla così?

«Invece sì — scherza —. Ma non sa come l’ho ridotto io...».

Mubarak Diceva di essere figlia di una cantante parente di Mubarak e lui, pensando alla cantante, confermò

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(foto Benvegnù - Guaitoli) Dall’ex premier L’avvocato Franco Coppi ( primo a sinistra) con Gianni Letta ( di fianco) ieri all’arrivo a Palazzo Grazioli per una cena con Silvio Berlusconi

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