Il fascino (da spiare) del grande cantiere
Chi non ha avuto voglia, almeno una volta, di nascondersi oltre le recinzioni che dividono i cantieri dalla vita reale per capire come si costruisce un palazzo o uno di quei grandi edifici che mangiano il cielo delle nostre città? Pare che le webcam poste a guardia di questi mondi nascosti siano una delle esperienze più visitate dai cibernauti, una sorta di meditazione zen sul mondo in costante trasformazione. Provate adesso a trasferire questa immagine su quello che, oggi, è il più grande cantiere d’Europa: il sito di Expo 2015. Ogni opera di architettura è soprattutto il risultato di una complessa azione in cui progettista, imprese, artigiani, aziende collaborano per dare forma a quegli spazi che noi abitiamo quotidianamente. È un processo naturale che vale anche per tutti gli oggetti che usiamo, ma se avessimo qualche volta la possibilità di fermarci ed entrare nel mistero della loro realizzazione sono certo che ne usciremmo arricchiti e soprattutto più consapevoli nel loro uso e nel rispetto del lavoro che nascondono. Da landa desolata che era il sito solo due anni fa, oggi quest’area è uno straordinario laboratorio di costruzione a cielo aperto che sta coinvolgendo ogni giorno 3.500 operai e tecnici specializzati al lavoro su di un’area di un milione di metri quadrati. Basta seguire le decine d’immagini prodotte dal drone che vola incessantemente su Expo per comprendere la vertiginosa rapidità con cui il cantiere sta crescendo, dalle singole costruzioni passando per le infrastrutture, i canali e i 12 mila alberi ad alto fusto piantati lungo i suoi confini e che ci raccontano qualche cosa di quel mistero che si sta facendo realtà. Perdetevi per un attimo in questa esperienza perché darà più senso all’attimo in cui entrerete in Expo e scoprirete queste opere terminate.
Si divide fra cantiere e università, fra docenti e operai, studenti e ingegneri. Luisa Collina, architetto e professore ordinario di design al Politecnico, è la delegata del rettore per Expo e i grandi eventi.
Cerca, insomma, di creare un collegamento e un coordinamento tra l’ateneo e le tematiche dell’evento su Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita, sia in termini di contenuti che di realizzazioni. Poi, appunto, segue i lavori sul posto, si informa, cerca di capire, organizza incontri con altri colleghi. Vive già l’Expo, insomma.
Un’impresa possibile, professoressa?
«Soprattutto una bella avventura. Il Politecnico ha gestito diversi progetti per questa esposizione, a partire dal coordinamento scientifico dei nove cluster, gli spazi dove più Paesi raccontano un prodotto o un’area geografica. Un modo innovativo di fare un’Expo, una sfida partecipativa visto che abbiamo avuto i contributi di 17 fra le più affermate facoltà del mondo».
Con il Politecnico avete anche progettato gli spazi interni dell’Expo Village, a Cascina Merlata, dove vivranno le delegazioni dei paesi partecipanti: che criteri avete seguito?
«Abbiamo cercato di allestirli in modo temporaneo ma accogliente e capace i esprimere i valori del Made in Italy
Luisa Collina La docente del PoliMi: «Colpita dal padiglione olandese, sorprese anche da Marocco e Turchia»