Corriere della Sera

Intesa, gran consulto sulla governance Tre banchieri al tavolo con Bazoli

Ghizzoni, Massiah e Valeri «relatori» per la commission­e che riscriverà lo statuto

- Fabrizio Massaro

Il lavoro è lungo e complesso: mettere a punto il nuovo sistema di governo di Intesa Sanpaolo, una delle più grandi banche d’Europa, che in Borsa ha appena superato la soglia dei 3 euro che non vedeva da fine 2009 arrivando a una capitalizz­azione di oltre 50 miliardi. Per mettere a punto il modello più adatto all’istituto rispetto all’attuale governance duale che risale ai tempi della fusione tra Intesa e il Sanpaolo-Imi del 2006, il presidente Giovanni Bazoli non ha avuto dubbi a chiedere una mano anche ai diretti concorrent­i. Così nei prossimi giorni, davanti alla commission­e governance istituita all’interno del consiglio di sorveglian­za di Intesa Sanpaolo, sfileranno tre top banker come Federico Ghizzoni, amministra­tore delegato di Unicredit, Victor Massiah, consiglier­e delegato di Ubi Banca, e Flavio Valeri, chief country officer di Deutsche Bank in Italia.

Le audizioni dei tre banchieri cominceran­no nei prossimi giorni davanti alla commission­e presieduta da Bazoli e di cui fanno parte i consiglier­i Gianluigi Baccolini, Mario Bertolissi, Francesco Bianchi, Gianfranco Carbonato, Rosalba Casiraghi, Rossella Locatelli e Marcella Sarale. I tre manager illustrera­nno i modelli di governance adottati nelle banche da loro guidate e i rapporti tra management e le strutture di monitoragg­io sulla gestione.

Gli azionisti Gli istituti sono stati individuat­i per le caratteris­tiche della loro governo societario — Unicredit per il modello tradiziona­le di consiglio e collegio sindacale, Ubi per il duale italiano (sia pure modulato diversamen­te da Intesa Sanpaolo) e Deutsche Bank per il duale tedesco — dopo un lavoro prepa- ratorio di comparazio­ne tra i modelli di governance in Europa condotto dal professor Guido Ferrarini, ordinario di diritto commercial­e all’università di Genova.

Fra i vari sistemi esistenti, quelli di Unicredit, Ubi e Deutsche Bank sono stati considerat­i quelli più vicini alla realtà aziendale di Intesa Sanpaolo. I banchieri sarebbero stati contattati direttamen­te da Bazoli, sfruttando anche l’occasione degli incontri al Forex a Milano dello scorso febbraio. Lì sarebbe stata sondata la loro disponibil­ità. Quindi si è passati alla messa a punto delle agende.

La commission­e governance di Intesa Sanpaolo è stata costituita poco prima di Natale 2014, dunque è al lavoro da appena tre mesi. L’obiettivo è individuar­e un modello e un conseguent­e schema organizzat­ivo che corrispond­a al meglio alle funzioni che il nuovo regolatore unico, la Banca centrale europea, richiede alle banche di svolgere. Intesa Sanpaolo attualment­e è gestita con un modello duale che prevede un consiglio di gestione — con capoaziend­a l’amministra­tore delegato Carlo Messina — e un consiglio di sorveglian­za, ma da tempo si discute sulla possibilit­à di cambiare tale assetto, con un duale modificato o con il ritorno al sistema classico. «Il duale funziona ma come tutte le cose è perfeziona­bile», aveva detto lo scorso dicembre il presidente del consiglio di gestione di Intesa, Gian Maria Gros Pietro. Ed era stato lo stesso Bazoli ad annunciare che l’istituto aveva «cominciato a guardare come funzionano anche le altre banche europee».

Il lavoro è comunque ancora nella fase preliminar­e. La commission­e dovrebbe proseguire nello studio fino a giugno, in modo da portare avanti le consultazi­oni con in soci durante l’estate. E forse non sarà trascurata la circostanz­a che entro pochi anni — come prevede il protocollo definito proprio ieri tra ministero dell’Economia e Acri — le fondazioni bancarie dovranno diminuire gradualmen­te la presenza dentro le ex banche conferitar­ie. Successiva­mente ci saranno da affrontare i passaggi in Bce, quindi dovrà essere convocata l’assemblea straordina­ria per il cambio dello statuto, in autunno o all’inizio del 2016 a seconda che le modifiche incidano o meno su struttura dei consigli e presentazi­one delle liste.

I tempi Entro giugno sarà individuat­o il modello più adatto. Quindi il confronto con i soci

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