Corriere della Sera

Fondazioni, nelle banche fino a un terzo del patrimonio

Accordo per l’autoriform­a tra Acri e Tesoro. Gli effetti su Compagnia San Paolo, Firenze e Verona

- Carlo Turchetti

Non più del 33% del patrimonio concentrat­o su una sola banca. Divieto di contrarre debiti per non diluirsi negli aumenti di capitale. Almeno un anno «in sonno» per i passaggi tra cariche incompatib­ili, candidatur­e politiche incluse. E infine un tetto di 240 mila euro al compenso del presidente. A 15 anni dalla «legge Ciampi», le Fondazioni di origine bancaria si danno nuove regole, quelle contenute nel Protocollo d’intesa con il ministero dell’Economia (Mef) approvato ieri all’unanimità dal consiglio dell’Acri presieduto da Giuseppe Guzzetti, dopo un confronto di quattro mesi con via XX Settembre nell’ambito del tavolo coordinato da Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministero di Pier Carlo Padoan.

Con l’autoriform­a condivisa, non cambiano solo le norme su concentraz­ione dei rischi e governance. Ci saranno ricadute anche sugli assetti azionari delle prime due banche, Intesa Sanpaolo e Unicredit. La Compagnia di San Paolo, socio nella Ca’ de Sass con il 9,89%, ha impegnato nell’istituto il 48% del patrimonio e quindi dovrà scendere. Anzi, nell’estate scorsa ha già rivisto lo statuto, con l’ok del Mef, per poter limare la quota fino al 6,5%. Stessa strada per l’Ente CariFirenz­e che ha due terzi del patrimonio tra Intesa Sanpaolo (3,38% la quota) e la Cassa fiorentina, mentre è già dentro i nuovi parametri la Cariplo presieduta dallo stesso Guzzetti: il suo 4,68% nel capitale della banca «pesa» per il 19% sui mezzi contabili. Quanto a Unicredit, è tranquilla la Fondazione Crt (23% sul patrimonio) mentre dovrà vendere quella di Verona (poco sotto il 50%). Fuori soglia sono oggi 12 fondazioni su 25 con patrimonio sopra 200 milioni.

Ma le novità non saranno immediate. Per rientrare nei limiti ci saranno tre anni di tempo, fino a cinque se la banca non è quotata. Mentre le altre norme dovrebbero scattare presto. Come i divieti su debiti o derivati — dopo il rischio «default» corso dalle Fondazioni Mps e Carige — e le norme su incompatib­ilità e compensi (sono 33 gli enti toccati). Il Protocollo Acri-Mef verrà trasmesso agli 88 Enti che dovranno adottarlo (anche modificand­o gli statuti) prima della firma di Guzzetti e Padoan, il cui ministero ha la vigilanza.

Dopo le popolari e le fondazioni, oggi è il giorno cruciale per le Bcc. Il consiglio di Federcasse dovrà cercare una posizione unitaria sull’autoriform­a.

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