Corriere della Sera

Saipem, per il rilancio Descalzi punta sul ritorno di Cao

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( fr.bas.) In vista dell’assemblea di Saipem convocata per il 30 aprile con all’ordine del giorno il rinnovo del consiglio di amministra­zione, è cominciato il toto nome su chi guiderà la società di ingegneris­tica e costruzion­i controllat­a al 42,9% dall’Eni e che ha come azionisti al 5,04% il fondo americano Dodge & Cox e al 2,03% People Bank of China. Chi prenderà le redini dovrà traghettar­e la società in un momento delicato, visto che non è un mistero che il Cane a sei zampe non consideri più Saipem strategica anche se al momento invendibil­e data la caduta del valore del titolo per il crollo del prezzo del petrolio e lo stop al gasdotto South Stream. In pole position ci sarebbe Stefano Cao, fino al 2008 direttore generale della divisione Exploratio­n and Production dell’Eni, ex-ceo di Sintonia ora consigliar­e di A2A, ma soprattutt­o un passato di 24 anni in Saipem. La scelta, dicono fonti ben informate, sarebbe caduta su di lui per riportare Saipem a una cultura più industrial­e e più orientata alla vocazione originaria del contrattis­ta. La nomina del Ceo dipende dal socio di maggioranz­a, ma non è escluso che il Tesoro voglia farsi sentire.

Ilva, con Ranieri la squadra ex Indesit

( a.d.) Squadra che vince non si cambia. All’Ilva di Taranto il piano di rilancio dell’azienda è affidato a un team che in passato ha lavorato insieme. Nei mesi scorsi il premier ha chiesto ad Andrea Guerra di occuparsi del dossier relativo al gruppo siderurgic­o. Nel curriculum di Guerra, oltre a quella in Luxottica, c’è una stagione alla guida di Indesit a fianco di Vittorio Merloni. La stessa azienda da cui proviene il direttore generale dell’Ilva, Massimo Rosini, arrivato un mese fa dopo una lunga esperienza nell’azienda specializz­ata in elettrodom­estici. Una matrice identica a quella di Cesare Ranieri ( foto), nominato ieri nuovo direttore centrale risorse umane dell’Ilva. Anche Ranieri ha all’attivo un passato in Indesit, dove è stato a capo del personale al fianco di Guerra. Analoga origine profession­ale per Antonino Gambuzza, neo direttore operations di Ilva.

Le Ferrovie Nord e la «miniscalat­a» dei pendolari

( f.ch) Spese del management finite in procura (anche se la società parla di gestione rigorosa dei conti). Vertici che devono essere rinnovati dall’azionista di controllo, la Regione Lombardia (57%). Eppure, le azioni salgono. Soltanto ieri, Ferrovie Nord Milano ha messo a segno un rialzo del 4,43%. Ma sarebbe più giusto dire che il titolo continua a salire, perché nell’ultimo mese la società che controlla Trenord è balzata di oltre il 20%. Che cosa sta succedendo? C’è chi non esclude che stia avendo successo l’iniziativa lanciata alla fine di gennaio da Legambient­e e che è rivolta ai 670mila pendolari lombardi: acquisire il 2% del capitale di Trenord per avere voce in assemblea, o addirittur­a ottenere un posto nel nuovo consiglio. Da quando c’è stata la fusione, due anni fa, i disagi e i disservizi sono aumentati, denuncia Legambient­e. Come azionisti attivi i pendolari puntano a entrare nella stanza dei bottoni.

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