Corriere della Sera

I segreti del genio Pierre Boulez maestro di passioni estreme

Il compositor­e Ivan Fedele: mi ha scoperto lui, un gigante che sa essere spietato

- Giuseppina Manin

Frank Zappa cui affidò negli anni 80 tre sue composizio­ni per chitarra. Ma se un musicista non gli piace Boulez non usa mezzi termini. Senza pietà ha stroncato i minimalist­i americani, da Glass a Reich, «troppo semplici per essere interessan­ti», ha definito John Cage «triviale», mentre a Nyman ha riservato un perfido «chi è?». «Può essere molto crudele nella sua sincerità — conferma Fedele —. L’ho sentito bollare un mio collega italiano con: è solo vuoto». Ma la sua fama di avere un pezzo di ghiaccio al posto del cuore non è meritata. «Una volta ho sentito l’incisione di uno straordina­rio Adagietto della Quinta di Mahler. Trasparent­e, distaccato, molto commovente. Quando ho scoperto che a dirigerlo era Boulez mi sono reso conto della profonda umanità di cui è capace. Anche nella vita. Per anni ha aiutato la vedova di Maderna a mandare a scuola i figli. Senza dire niente a nessuno».

Memorabile la sua esecuzione del Ring wagneriano, regia di Chéreau, nel ’76 a Bayreuth. Mentre nel ’79 alla Scala diresse Lulu di Berg da lui definita «la più grande opera nel senso convenzion­ale del termine». Con la lirica però i rapporti sono stati sempre conflittua­li. «La soluzione più elegante per i problemi dell’opera — è solito ripetere — è di bruciare i teatri». Alla fine però aveva accettato di comporne una, da Aspettando Godot di Beckett. Purtroppo i malanni alla vista gli hanno impedito di portare a termine quest’ultima sfida.

« Temo che ormai abbia grandi difficoltà a comporre — commenta Mario Messinis, musicologo, direttore del Bologna Festival, che ha conosciuto bene Boulez —. Un gran signore, ma amabile solo in apparenza. Molto scettico sulle nuove generazion­i di compositor­i, per lui votati a una musica troppo “facile”. In Italia amico di pochi, tra cui Berio, Donatoni, Pollini. Duro nei giudizi ma arguto». Come quando, a chi gli chiedeva cosa volesse dire essere moderno, rispose: «Andare in una direzione che non si conosce, che si intuisce, ma che diventa la tua priorità». Aggiungend­o tranchant: «Se non si vuole cambiare il mondo non si ha diritto di parola».

Considerat­o da molti un Robespierr­e: ha stroncato Glass, Cage, Nyman Generoso nella vita: senza dirlo, ha aiutato la vedova di Maderna a mandare a scuola i figli

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