Corriere della Sera

Il generale Haftar assedia Tripoli Ma l’Onu gli intima di fermarsi

Raid aerei sull’aeroporto. Le milizie islamiche nella capitale: «Tutto tranquillo»

- Lorenzo Cremonesi

Un’offensiva lanciata dalle milizie alleate al governo di Tobruk contro quelle legate ai Fratelli Musulmani a Tripoli con poche, se non nulle, possibilit­à di vittoria sul campo. Ma il cui fine, più che militare, è politico: boicottare con le bombe le possibilit­à di successo dei negoziati diplomatic­i e la mediazione europea per la creazione di un governo di unità nazionale in Libia. È questa l’interpreta­zione più diffusa tra gli osservator­i libici e gli ambienti diplomatic­i occidental­i dell’attacco in corso dall’altra notte verso la capitale.

Le notizie che arrivano dagli scenari dello scontro sono confuse, difficile distinguer­e tra realtà e propaganda. Pare assodato che alcune colonne armate, per un numero complessiv­o di miliziani che varia a seconda delle fonti da 400 a 1.000, siano partiti dalle alture a sud di Tripoli scontrando­si con i fedeli alla coalizione di milizie alleate ai combattent­i islamici legati a Fajr Libya, Alba Libica. L’offensiva maggiore parte dalla cittadina di Zintan, 160 chilometri a sud-ovest della capitale, patria della milizia che nel 2011 si distinse nelle battaglie contro i lealisti di Gheddafi per la presa di Tripoli. L’anno scorso Alba Libica era riuscita a scacciarla dall’aeroporto internazio­nale e da allora i leader di Zintan pianifican­o il ritorno. Al loro fianco stanno adesso uomini dei Warfallah, Bani Walid, Tarhouna, Warshafana: paradossal­mente tutte tribù che quattro anni fa costituiva­no il nerbo del fronte pro-Gheddafi, ma oggi temono le ingerenze dei Fratelli Musulmani e soprattutt­o la crescita dello Stato Islamico (Isis) tra Derna, Bengasi, Sirte e persino Tripoli.

A contribuir­e alla loro avanzata, i raid dell’aviazione agli ordini del generale Khalifa Haftar, da poco dichiarato comandante delle forze militari che obbediscon­o al governo di Tobruk e al premier Abdullah al Thani. Ieri Ahmed al Mesmari, portavoce di Haftar, ha confermato l’intenzione di «liberare la capitale da milizie e banditi». I loro caccia (aiutati da Egitto ed Emirati Arabi) hanno colpito vari obiettivi, tra cui alcuni quartieri di Tripoli, zone attorno all’aeroporto, la base aerea di Mitiga (unica pista funzionant­e della capitale, Alba Libica la utilizza per ricevere armi e volare all’estero) e quella di Zuwara sulla costa. Sul terreno hanno conquistat­o le cittadine di Azizia, Zawyia, Nasiriya, Amirya e altri piccoli centri posti ad una quarantina di chilometri dalle periferie meridional­i di Tripoli. Pare che un importante comandante di Alba Libica, Salah Burki, sia rimasto ucciso nei bombardame­nti.

Tuttavia, si tratta ancora di centri secondari. Fonti a Bengasi e Tripoli ribadiscon­o che in realtà le forze a disposizio­ne di Haftar non sono in grado di debellare gli avversari. Nel frattempo Alba Libica e i suoi alleati si riorganizz­ano. I militanti di Isis a Sirte promettono sui social media che renderanno «Sirte e Misurata come Falluja e Mosul», riferendos­i alle città irachene dove i radicali islamici hanno combattuto con maggior successo.

A detta degli osservator­i più attenti, uno dei motivi che spingerebb­e Haftar e il governo di Tobruk a continuare l’offensiva sarebbero le pressioni del Cairo, assolutame­nte contrario a qualsiasi tipo di compromess­o con i Fratelli Musulmani. Oltre a una consideraz­ione evidente: gli uomini al governo di Tobruk sanno che la priorità europea è oggi più che mai quella di arginare Isis, alla fine dunque si preferirà l’alleanza con loro piuttosto che Alba Libica.

 ?? (Ansa) ?? Fuoco Miliziani libici su un tank in azione a 90 km da Tripoli. Le forze del governo di Tobruk vogliono riconquist­are la capitale
(Ansa) Fuoco Miliziani libici su un tank in azione a 90 km da Tripoli. Le forze del governo di Tobruk vogliono riconquist­are la capitale
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