Corriere della Sera

Missione in Libia, patto tra Italia e Francia

Dopo un accordo tra le fazioni intervento di monitoragg­io con polizia e militari in un quadro Onu

- DAL NOSTRO INVIATO Stefano Montefiori

Italia e Francia si preparano a un ruolo di primo piano in Libia per sostenere — se mai venisse raggiunto — un futuro accordo tra le fazioni in lotta, hanno detto Paolo Gentiloni e Laurent Fabius, i ministri degli Esteri italiano e francese riuniti a Caen (in Normandia) assieme ai responsabi­li della Difesa Roberta Pinotti e Jean-Yves Le Drian. «Il sostegno dei due Paesi comprender­ebbe un’attività di monitoragg­io svolto con forze di polizia o militari in un quadro Onu » , ha precisato Gentiloni. L’intervento sul campo è escluso oggi, ma già allo studio in caso di intesa tra le parti.

L’impegno per il futuro dei due alleati più esposti nel Mediterran­eo arriva però proprio nelle ore in cui un’intesa nei negoziati in corso a Rabat sembra più lontana. In Libia si intensific­ano i combattime­nti, sia nell’Est dove risiede il governo riconosciu­to dalla comunità internazio­nale sia a Ovest, nei dintorni della capitale Tripoli dove si è insediato il governo islamista di «Alba libica».

La presenza dello Stato Islamico in Libia è una minaccia per il Paese e per l’Europa vicina, ma paradossal­mente sta favorendo un riavvicina­mento tra le altre fazioni. «È uno dei motori dei negoziati di Rabat — dice Gentiloni —. E se i combattime­nti sono più forti in queste ore, è forse perché ognuno cerca di arrivare alla fine delle trattative nella situazione migliore possibile. L’accordo è ancora più necessario e non è da escludere».

Italia e Francia non disperano che gli sforzi dell’emissario Onu, lo spagnolo Bernardino Léon, possano avere successo. Il terzo round di negoziati avrà fine stasera e punta a raggiunger­e la firma di un documento almeno su tre punti fondamenta­li: misure di sicurezza, governo di unità nazionale e politica di fiducia reciproca. «I nostri sforzi sono paralleli — ha detto Fabius -: da un lato appoggio agli sforzi diplomatic­i attuali, dall’altro sostegno all’accordo quando verrà raggiunto».

Italia e Francia si tengono pronte. «Fondamenta­le è capire quante forze coinvolger­à questo accordo — ha aggiunto Gentiloni dopo la conferenza stampa —. Se coinvolges­se tutte o quasi le fazioni in lotta avrebbe bisogno di un monitoragg­io leggero. I nostri ministri della Difesa si preparano a scenari differenzi­ati, a seconda del grado di coinvolgim­ento delle formazioni sul campo».

A Caen si è parlato anche della Tunisia colpita dall’attentato, e il ministro degli Esteri italiano ha annunciato che l’Italia chiederà all’Unione Europea di finanziare programmi di cooperazio­ne nel Paese arabo vicino alle sue frontiere usando i fondi del piano Juncker. «Non è possibile che l’Europa dedichi un’attenzione sproporzio­nata tra le crisi in corso ai confini orientali (il riferiment­o è all’Ucraina, ndr) e i problemi che abbiamo nel Mediterran­eo — ha detto Gentiloni —. Non è all’altezza dei doveri dell’Unione Europea». La ministra Pinotti ha annunciato per il Consiglio Europeo del prossimo giugno una proposta congiunta Italia-Francia per ripartire in modo più equo il carico finanziari­o delle missioni anti-terrorismo all’estero, oggi sostenuto (per esempio in Mali e nel Sahel) dalla sola Francia.

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