Corriere della Sera

Il leader: nel Pd io ho i numeri Non mi trascinera­nno in risse

L’idea di un repulisti alle Infrastrut­ture con nuovi sottosegre­tari

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presidente del Consiglio. E ha aggiunto: «Mi si vuole provocare per trascinarm­i in una rissa ma io non ho né voglia né tempo, devo occuparmi di cose concrete e non di polemiche». Cose concrete come la decisione che dovrà prendere sul ministero delle Infrastrut­ture. Il premier ha spiegato che terrà l’interim «per un breve» periodo. Il che non vuol dire brevissimo. Renzi infatti intende arrivare a una soluzione che dovrebbe comportare anche un ricambio dei sottosegre­tari di quel dicastero. Un vero repulisti. Parlerà di tutto questo, domani, con Mattarella. È comprensib­ile, quindi, che la sua attenzione sia rivolta altrove.

Ma il problema è che non c’è solo D’Alema a suonare la carica. Per quanto divisa, la minoranza, seppur con toni diversi, ha lasciato capire che non farà più sconti al segretario, né dentro il partito né in Parlamento. Il leader non vuole incendiare gli animi, anche se certi atteggiame­nti non gli piacciono per niente: «La minoranza, ora che non c’è più il patto del Nazareno pensa di tenermi in ostaggio, ma non c’è la farà, i numeri nel Pd ce li ho io». Però tutte queste «manovre di posizionam­ento » non lo convincono per niente, anche in vista dei prossimi, importanti, appuntamen­ti, parlamenta­ri. «Io – ha spiegato – ho vinto le primarie con il 68 per cento e alle Europee ho portato il Partito democratic­o al 41 per cento. Se qualcuno vuole cambiare il segretario dovrà aspettare il 2017 quando ci sarà il prossimo congresso del Pd, allora chi vuole potrà cercare di prendersi la sua rivincita. Ma adesso dovremmo lavorare tutti insieme perché le cose da fare sono tante e il Paese è a un punto di svolta importante».

Insomma, il premier non vorrebbe che si vanificass­e ciò che è stato fatto finora per le beghe interne. «Peraltro — è il ragionamen­to che fa il segretario — la nostra gente non ne Ieri Cuperlo è tornato sulla metafora del tacchino di Pier Luigi Bersani: «Ci ho messo due anni per capirla» ha ironizzato. Bersani la usò nel 2013: «C’è tanta gente che preferisce un passerotto in mano piuttosto che il tacchino sul tetto». Disse di averla sentita da Sigmar Gabriel della Spd (il proverbio tedesco recita «meglio un passerotto in mano piuttosto di un piccione sul tetto», in pratica l’equivalent­e dell’italiano «meglio un uovo oggi che una gallina domani»). può più delle nostre divisioni. Vuole vederci impegnati a trovare soluzioni per i problemi degli italiani. Che senso ha sprecare tempo in polemiche sterili?».

Polemiche che, del resto, sembrano attraversa­re la stessa minoranza, divisa più che mai al suo interno. Una parte di quell’area sembra quasi propendere per la scissione, sebbene il presidente del Consiglio sia convinto che, nel caso in cui dovesse veramente nascere un soggetto politico guidato da Landini, «alla fine ci entrerebbe­ro solo quelli di Sel».

Lo spettacolo di questo Pd in ordine sparso a pochissimi mesi dalle regionali non fa piacere al premier, che ha ripetuto più volte di «non pretendere obbedienza» dai parlamenta­ri, ma « lealtà, sì » . Senza quel collante, a suo avviso, una forza politica perde la propria ragione sociale. E proprio perché alla prossima tornata elettorale manca poco, Renzi dovrà, ancora una volta, fare affidament­o sull’azione del suo governo che ha intenzione di rilanciare, dopo la battuta d’arresto del «caso Lupi». Anche per questa ragione vuole applicarsi seriamente a risolvere la questione del ministero delle Infrastrut­ture.

L’errore Il segretario ai suoi: ora che non c’è il Nazareno pensano di tenermi in ostaggio, ma sbagliano Bersani: D’Alema ha detto una cosa sacrosanta. Nel Pd c’è molta gente in sofferenza e disagio. Dobbiamo trovare il sistema per dialogare con queste persone La reazione Il premier liquida gli attacchi: provocazio­ni Io devo occuparmi di cose concrete Fassina: Non vogliamo fare correntoni contro Renzi. Ma c’è bisogno di un confronto. Abbiamo vissuto la stagione della rottamazio­ne selettiva

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