La «resistenza» dei sottosegretari nel mirino
I membri del governo coinvolti in vicende giudiziarie fanno muro contro l’ipotesi della loro estromissione Del Basso De Caro: la mozione di sfiducia su di me? È già stata respinta. Barracciu: ho già dato in Sardegna
«A parte che non succederà nulla di nulla, com’è ovvio, mi spiegate io quante volte debbo essere crocifisso per questa storia?». All’appuntamento tra Matteo Renzi e Sergio Mattarella, che si vedranno domani per parlare del riassetto del governo tra ministri dimessi (Maurizio Lupi) e sottosegretari indagati, mancano ormai poche ore.
E Umberto Del Basso De Caro, uno dei sottosegretari nel mirino, più che organizzare la «resistenza» al ministero, racconta di tutte le volte che è «già sceso vivo» dalla medesima croce. «Vedete», scandisce il deputato pd, noto penalista campano che ha avuto tra i suoi assistiti anche Bettino Craxi, «c’è una data che dovete appuntare ben bene: 18 novembre 2014. In quella data, la procura della Repubblica di Napoli ha presentato richiesta di archiviazione nei miei confronti per non sussistenza del fatto. Ma mica è tutto…». Infatti, Del Basso De Caro rivendica di essere «l’unico sottosegretario indagato già stato sottoposto a mozione di sfiducia. È successo al Senato: 169 voti contro la mozione. E solo 8 voti contro di me, tutti del M5S. Dov’erano finiti gli altri grillini? Scappati via per la vergogna».
Giuseppe Castiglione, ras siciliano del Nuovo centrodestra e sottosegretario all’Agricoltura, risolve il problema alla radice: «Perché, per me, problema non c’è. Non sono indagato, nessun magistrato mi ha mai chiamato, non ho mai ricevuto avvisi di garanzia».
L’inchiesta in questione è quella relativa al centro di accoglienza di Mineo, provincia di Catania. E riguarda una gara d’appalto che, dice, «è stata bandita quando io non ero più soggetto attuatore da un anno e mezzo». Comunque sia, Castiglione difende quel centro d’accoglienza («Andate a leggere quello che ha scritto Salvini dopo averlo visitato. Sembra un hotel a cinque stelle, hanno il wi-fi, i campi da calcio»), difende la permanenza sua e del suo partito al governo («Abbiamo fatto cose fantastiche, anche grazie al lavoro di Maurizio Lupi») e, per il prossimo futuro, giura che si autotutelerà da «questo modo che ti impedisce di fare politica come si deve». Come? «Io amo fare programmazione politica. Ma come faccio a tutelarmi rispetto alla burocrazia a cui è affidata la gestione delle cose? Allora mettiamo telecamere e microfoni negli uffici, filmiamo tutto, registriamo tutto… » . L’uscita di scena dal governo, ovviamente, non è nel novero delle cose.
Come non lo è per Francesca Barracciu, del Pd, sottosegretaria ai Beni culturali indagata — insieme a molti colleghi, per l’epoca in cui era consigliere regionale — per le spese pazze in Sardegna. «Ho già dato», fa sapere agli amici, ricordando che quell’inchiesta gli è costata il passo indietro dalla corsa a governatore. Fuori da questi schemini c’è, invece, il viceministro all’Interno Filippo Bubbico, altro pd, che ha già festeggiato l’happy end della sua vicenda. Quando nacque il governo era sottoposto a giudizio per abuso d’ufficio. Ha rinunciato alla prescrizione e, a dicembre, è stato assolto perché il fatto non sussiste. Anzi, al passato, non sussisteva.
L’assoluzione Il viceministro Bubbico, rinunciò alla prescrizione e fu assolto perché il fatto non sussisteva