Corriere della Sera

Le rivelazion­i di Burchi: così Incalza imponeva Perotti

Le parole prima degli arresti: già fatte le pressioni per i futuri obiettivi

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cda di BreBeMi, Autostrade Lombarde, Autocamion­ale della Cisa, è stato alla guida di Italferr e Metropolit­ana Milanese. Burchi la dice così: «Sono l’uomo di Banca Intesa nelle grandi opere, anzi meglio, sono l’uomo di Giuseppe Guzzetti». Veniamo al suo appunto.

«Il giro è semplice: Incalza telefona alle imprese e impone Perotti alla direzione dei lavori, e lui assume il figlio del ministro Lupi che lasciando tutti di stucco si presenta al cantiere della Torre Eni di San Donato Milanese in rappresent­anza di Spm, la società di Perotti». La tecnica è antica: assunzioni e consulenze per ottenere favori. Ma ci sono tangenti vere e proprie? «Per quel che ne so le consulenze possono diventare quella roba lì, e il margine le imprese lo fanno perché basta sovrafattu­rargli il lavoro».

Passiamo ai cantieri dati a Perotti. «Fate attenzione — sottolinea Burchi — non ce n’è uno acquisito per evidenza pubblica». Elenchiamo­li: Pedemontan­a Veneta, Pedemontan­a Lombarda, il Nodo ferroviari­o di Firenze «dove gli arresti del 2013 hanno provocato il cambiament­o di tutti i soggetti imprendito­riali e tecnici, ma Perotti no, lui è rimasto».

A Perotti viene affidata una tratta della Metro 5 e City Life a Milano, due lotti della Salerno- Reggio Calabria e i due lotti del Passante del Brennero in Associazio­ne temporanea di imprese (Ati) con Italferr. Qui Burchi si infiamma: «Sul Brennero Italferr fu obbligata da Incalza a caricare Perotti, ma la più grande società di ingegneria del paese che necessità aveva di associarsi con lui?». Poi c’è l’ alta velocità Milano-Treviglio dove «Incalza è intervenut­o su Saipem e Pizzarotti». Mentre il 50% del Passante ferroviari­o Milano-Genova «era stato promesso al figlio di Andrea Monorchio, Giandomeni­co, che fu costretto a dividere la direzione lavori con Perotti per pressioni di Incalza su Impregilo».

C’è anche la M4 a Milano, dove «Incalza provò a far ritirare la direzione lavori a Metropolit­ana

Ci sono le consulenze e le aziende fanno il margine sovrafattu­rando

Milanese, ma il direttore del Comune di Milano Filippo Salucci è riuscito a limitare i danni e così a Perotti è andato solo l’appalto della sicurezza». Poi il cantiere della Metro C a Roma, operazione che Burchi definisce «fantastica» perché «su pressione di Incalza verso Astaldi si è arrivati alla sostituzio­ne dell’impresa già in cantiere in favore di Perotti». E ancora, la direzione lavori del nuovo palazzo Eni a Milano: «Un duetto tra Angelo Caridi, responsabi­le Eni per il progetto, e Incalza, buoni conoscenti sin dai tempi della prima Tav». Angelo Caridi, ex direttore generale della divisione Refining & Marketing di Eni e ora dipendente di Eni servizi è indagato per associazio­ne a delinquere finalizzat­a all’evasione fiscale.

L’elenco si conclude con l’autostrada Ras Ejdyer-Emssad in Libia: «Roba da ridere — sbotta Burchi — dopo aver imposto ad Anas Internatio­nal la famiglia Trocca come partner nell’appalto da 100 milioni di euro, Incalza aveva già pensato a Perotti per la futura direzione lavori». Tutta colpa della Legge Obiettivo del 2001 che «rende autoimmune l’impresa dal controllo pubblico». Il testo è chiaro: è il general contractor che nomina i direttori dei lavori. Il controllat­o che decide il controllor­e e lo paga.

Oggi la vecchia anima socialista agita Burchi: «Il ministro Lupi e Incalza hanno già fatto le loro debite pressioni anche per i prossimi obiettivi di Perotti». Parliamo del tratto della Tav Treviglio-Verona e della Vicenza-Padova, del progetto Quadrilate­ro Umbria-Marche, della Orte-Mestre e della Nogara-Mare. Burchi conosce gli uomini e sa come funziona la macchina al Ministero: «Se si vuol andare da Lupi bisogna necessaria­mente passare per Perotti, Cavallo e Girlanda, i tre che presidiano fisicament­e il ministro».

Anche Burchi ha i suoi guai, Firenze lo indaga e scopre che con Perotti è in Ati su un lotto della Salerno-Reggio Calabria: si è preso le briciole per troppo tempo e probabilme­nte voleva di più. Ci lasciamo con un’ immagine. Incalza? «Un intellettu­ale della Magna Grecia, ti affascina con le parole e conosce la macchina alla perfezione ma sul piano tecnico c’è poca sostanza». E lo finisce così: «Se il ministro avesse sottoposto a Incalza il progetto di una centrale nucleare sul Vesuvio lui l’avrebbe studiato a fondo e alla fine avrebbe decretato... ma sì, si può fare».

Sto aiutando Civati a scrivere un libro sulla corruzione

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