Corriere della Sera

Il corrotto «spuzza» Ricordi della lingua dei nonni piemontesi

- Di Luigi Accattoli

a corruzione spuzza, la società corrotta spuzza, un cristiano corrotto spuzza, capito?»: Francesco ha ripetuto tre volte, ieri a Scampia, il verbo «spuzza» per dire tutto il disgusto che gli provoca il cattivo odore della corruzione. Anzi «la putrefazio­ne della corruzione», come aveva scritto in un testo del 2005 tradotto in italiano con il titolo Guarire dalla corruzione (Emi 2013). Quella «s» rafforzati­va del verbo, che una volta c’era ma che la lingua italiana d’oggi non vuole più, è stata un felice errore che ha aiutato il Papa nel suo anatema sui corrotti. Persino l’espression­e facciale comunicava un moto di ribrezzo che senza la «s» non sarebbe stato così pieno. Ma non sono stati dello stesso parere i responsabi­li della comunicazi­one vaticana che hanno corretto — lo fanno spesso — il suo italiano creativo e hanno messo «puzza» al posto di quell’ottimo «spuzza». Lo fanno sempre come già facevano con Wojtyla, fin dal favoloso «mi corrigeret­e» del primo affaccio alla loggia che fu corretto in «correggere­te». Oggi «spuzzare» è una forma dialettale delle regioni del Nord ed è da lì che lo prende l’oriundo Bergoglio: «Fui allevato dai nonni — ha raccontato — che tra loro parlavano piemontese e così l’imparai anch’io». La giornata napoletana di Francesco è stata segnata dai dialetti: questo «spuzza» che sventola come una bandiera e il saluto napoletano «a Maronna v’accumpagne» che ha ripetuto con buona pronuncia a ogni appuntamen­to. Il cardinale Sepe, cultore del dialetto napoletano, ha lodato anche per questo il Papa argentino: «Ha cuore napoletano» e «naso fino».

Il Papa che non ama il protocollo e lo stravolge spesso — e un po’ lo ha stravolto anche ieri quando sul lungomare ha indossato un casco da motociclis­ta facendo per un attimo il testimonia­l della sicurezza stradale — stavolta nel fuori programma ci si è trovato in mezzo. Doveva venire a Napoli per non essere lui a sorprender­e ma a restare sorpreso. E per qualche attimo pure disorienta­to. E proprio nel luogo più solenne tra i tanti in cui è stato durante le sue dieci ore partenopee: il Duomo.

Su Corriere.it (e anche su altri siti di informazio­ne) c’è il video, ed è imperdibil­e. Un minuto e 25 secondi di un siparietto accompagna­to dalle risate dei presenti nella Cattedrale e dal commento esilarante, e tutto in dialetto, del cardinale Crescenzio Sepe.

Il Papa aveva appena preso Su Corriere.it Online i video della visita papale a Napoli, compreso quello in cui il Pontefice è attorniato dalle suore di clausura posto sulla sedia al centro dell’altare e non aveva ancora nemmeno annunciato che avrebbe messo da parte i fogli con il discorso preparato, per parlare invece a braccio con i fedeli, quando l’arcivescov­o di Napoli gli ha detto di aver concesso, in occasione del grande evento della visita pastorale, il permesso di uscire a tutte le monache di clausura dei sette conventi della città. Saranno state una ventina quelle che

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