Tassi «zero» Come ottenere fino al 4% (senza rischiare)
Trovare il giusto orientamento nella selva dei mini rendimenti. L’avvio della manovra di Quantitative easing da parte della Bce, con l’acquisto di titoli governativi (e non solo) per un ammontare di 65 miliardi al mese ha impresso un’ulteriore accelerazione a un fenomeno in atto da tempo. Si tratta del crollo dei rendimenti del mercato del reddito fisso, che ha portato il Btp a dieci anni a una cedola di appena l’1,2% e il Bund decennale di pari durata allo 0,2%. Sui mercati dell’eurozona, ormai, sono frequenti le emissioni a scadenza fino a cinque anni con tasso di interesse negativo. Che cosa possono fare i risparmiatori in uno scenario così anomalo? «Corriere Economia» affronterà questo interrogativo nel numero in edicola domani. La situazione è complessa non soltanto perché il rendimento delle obbligazioni è prossimo allo zero, ma anche perché le borse hanno già realizzato guadagni a doppia cifra da inizio anno. Gli esperti interpellati tracciano tuttavia un quadro relativamente rassicurante. Ottenere guadagni compresi fra il 2 e il 4% da un portafoglio bene diversificato è possibile, anche senza spingere troppo sull’acceleratore del rischio. Il parcheggio del risparmio sui conti di deposito online e vincolati, per esempio, è ancora in grado di offrire rendimenti netti di circa l’1%, valore elevato se si considera il contesto di un’inflazione sottozero. Le emissioni in valuta a breve scadenza possono dare ancora interessanti guadagni in conto capitale, visto che la tendenza alla svalutazione dell’euro non è esaurita. Infine tra i valori azionari da tenere d’occhio ci sono sempre le società ad alto dividendo – Eni, Enel, Terna e alcuni gruppi industriali _ che offrono un “dividend yield “in molti casi superiore al 4% lordo.
Vittorio Malacalza ama essere piuttosto enigmatico e, anche in occasione dell’annuncio del nuovo socio cinese in Pirelli, conferma la regola. Attualmente è alla finestra, anche perché gli aspetti tecnici dell’operazione e i numeri devono ancora essere comunicati. Di sicuro, ancora una volta, ha occasione di brindare a una plusvalenza importante: circa 300 milioni di euro in un paio d’anni, considerando che in Pirelli ha investito 200 milioni nel 2013 (con un valore di carico delle azioni a 6,7 euro ognuna) e che oggi la sua partecipazione, appena inferiore al 7 per cento, supera i 500 milioni (l’offerta pubblica di acquisto annunciata è di 15 euro).
Nonostante ciò la ferita della rottura clamorosa con Marco Tronchetti Provera è ancora aperta e Malacalza va tenuto d’occhio. Negli anni ha dimostrato di essere molto abile, molto rapido e anche di avere molto intuito. Per questo, nel caso che qualche banchiere d’affari coltivi progetti alternativi all’entrata in Pirelli della
Le quote
Vittorio Malacalza,78 anni, ha il 7% della Pirelli e da poche settimane è diventato il primo socio di Banca Carige con il 10,5% China chemical corporation, proprio Malacalza diventerebbe un punto di riferimento naturale. Certo, secondo opinioni diffuse tra gli analisti, non ci sono i margini per blitz di carattere finanziario. Altra faccenda è se uno dei grandi gruppi costruttori di pneumatici, preoccupati dall’arrivo dei cinesi e dall’alleanza con i russi di Rosneft, decidesse di contrattaccare perché potrebbe considerare sinergie industriali che permetterebbero di valutare il titolo Pirelli più del prezzo dell’opa a 15 euro.
Nell’attesa Vittorio Malacalza, insieme ai figli Davide e Mattia, è pronto a incassare l’ennesimo guadagno. Tale da ripagare totalmente l’investimento appena deciso in Banca Carige, dove ha acquistato il 10,5 per cento pagandolo poco più di 66 milioni, a cui dovrà aggiungerne fino a un centinaio per non diluirsi in occasione dell’aumento di capitale annunciato giovedì scorso. Considerando che la plusvalenza in Pirelli si aggira intorno a 300 milioni, ne sono disponibili un altro centinaio per altri acquisti in Carige senza intaccare il patrimonio di famiglia. E in effetti, nei giorni scorsi, Vittorio Malacalza ha aperto alla possibilità d’incrementare la partecipazione nel capitale della banca genovese, pur restando al di sotto del 25 per cento, la soglia che farebbe scattare l’offerta pubblica di acquisto. Sempre che, naturalmente, decida di utilizzare il ricavato dalla partecipazione in Pirelli. L’alleanza iniziale con Tronchetti Provera è del 2010, con l’investimento di 80 milioni in società della catena