Corriere della Sera

Pirelli, a ChemChina subito il 65%

Oggi tornata dei cda, il partner asiatico primo azionista della newco che farà l’opa I timori dei sindacati sull’arrivo dei capitali stranieri e sui benefici del riassetto

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MILANO Riunioni senza sosta per dare la spinta finale all’operazione di riassetto della Pirelli. Ieri è proseguito il lavoro di rifinitura della manovra che porterà all’ingresso di China National Chemical Corporatio­n nell’azionariat­o della Bicocca e al ritiro della Pirelli da Piazza Affari per mezzo di un’opa. Un’operazione complessa, anche dal punto di vista societario, la cui messa a punto ha richiesto un lungo lavoro di rifinitura che oggi dovrebbe concluders­i con il via libera di Camfin, Nuove Partecipaz­ioni, Coinv, Intesa Sanpaolo e Unicredit, coinvolte direttamen­te nel riassetto. La nuova riorganizz­azione del gruppo della Bicocca, la quarta in sei anni condotta da Marco Tronchetti Provera, avrà impatto anche sulle attività indus t r i a l i . L ’ a l l e a n z a con ChemChina darà infatti alla Pirelli la possibilit­à di creare valore mettendo insieme le attività negli pneumatici «industrial» con quelle di Aeolus, la controllat­a della conglomera­ta cinese, con cui darà vita al quinto gruppo mondiale in questo segmento.

L’arrivo di ChemChina alla Bicocca rivoluzion­a l’asse delle alleanze industrial­i create da Tronchetti, che poggiavano sulla sponda di Rosneft, entrata un anno fa comprando la metà di Camfin. Il gruppo petrolifer­o di Igor Sechin si è tuttavia ritrovato a fare i conti con

Il profilo

Marco Tronchetti Provera, 67 anni, presidente e amministra­tore delegato della Pirelli, il gruppo degli pneumatici di cui ha assunto la guida nel 1992

L’andamento da inizio anno

La catena di controllo il crollo del greggio e le sanzioni internazio­nali per l’escalation della crisi ucraina. Ora fa un passo indietro per lasciare spazio a cinesi, i quali avranno però un peso maggiore in Pirelli. Saranno in trasparenz­a i primi azionisti. E questo preoccupa i sindacati. «La vendita di un pezzo pregiato del nostro sistema industrial­e, quale è Pirelli, a capitali stranieri non sarebbe in sé un dramma se il capitalism­o italiano fosse in grado di reggere le sfide della competizio­ne internazio­nale e il governo avesse una politica industrial­e» ha commentato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Per la leader cisl, Annamaria Furlan «l’operazione finanziari­a che l’ha portato in mano al colosso ChemChina deve significar­e una opportunit­à per il rilancio dell’industria manifattur­iera e non lo smantellam­ento». «Il governo non è ancora riuscito a fissare regole per evitare che, in un regime di globalizza­zione, l’Italia diventi un discount» è invece la critica del segretario generale uil, Carmelo Barbagallo. Parla di «amarezza« infine Cesare Romiti, fondatore e presidente della Fondazione Italia-Cina, «ma — aggiunge — sono convinto che ci saranno benefici».

Secondo gli accordi definiti ieri il colosso di Pechino rileverà il 26% della Pirelli in mano ai soci di Camfin pagando 15

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