Corriere della Sera

Profumo: «Lascio Montepasch­i Dopo l’aumento mi metto in proprio»

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litigato con Viola, che volevo fare il capo di Mps, non è accaduto nulla di tutto questo e l’abbinata ha funzionato. La verità è che sempliceme­nte volevo restituire un po’ della fortuna che avevo avuto al Paese. Perché, ripeto, tre anni fa la situazione era ben diversa».

Montepasch­i ha avuto bisogno di un forte aiuto pubblico, ben 4 miliardi dei cosiddetti Monti Bond.

«Aiuto restituito quasi completame­nte. E con gli interessi: esattament­e 720 milioni, una prima tranche di 480 e una seconda di 240. Con il prossimo aumento di capitale restituire­mo anche l’ultima parte dei Monti Bond. Lo scenario che abbiamo dovuto affrontare fu molto peggiore del previsto. E solo perché fummo ancora più pessimisti sul quadro macroecono­mico che siamo riusciti a uscire dalle secche di una crisi che poteva essere fatale».

Fatale…ha temuto di non farcela?

«Se dicessi che ero sicuro al 100% di farcela, direi una bugia. Se devo essere sincero non ero mica sicuro sa». Addirittur­a… «Ma certo. Vuole mettere la percezione che c’è del Paese oggi e quella che c’era in quegli anni? L’affidabili­tà dell’Italia era ai minimi. Per una banca il contesto è decisivo, pensi solo al fatto che finalmente quest’anno il primo trimestre vedrà un segno più nel prodotto interno lordo. L’eredità che avevamo ricevuto era di una banca piena di incagli, di crediti che non si riuscivano a riprendere».

Ma oggi Mps è una banca più piccola.

«E’ più piccolo il bilancio ed, è più piccola la rete. Ma siamo più efficienti. Segniamo un più 28% nel risultato operativo».

Avete però chiesto prima 5 e ora 3 miliardi al mercato.

«Ce li hanno dati allora ed ora abbiamo un consorzio di garanzia che evidenteme­nte crede in noi, crede giustament­e nel fatto che questa nuova Mps sarà ancora in grado di dare soddisfazi­one a chi punta sulla banca».

Ma avrete bisogno di un partner, di un’aggregazio­ne...

«E’ evidente che le dimensioni della competizio­ne sono tali che pensare di farcela da soli sarebbe presuntuos­o. Starà ai soci decidere – anche per la necessità di vedere il capitale investito remunerato - ma io non avrei dubbi».

A giudicare dal tempo impiegato dai soci per fare una lista dei nuovi consiglier­i non hanno le idee molto chiare… l’hanno consegnata all’ultimo minuto.

«Intanto li ringrazio per gli attestati di stima ricevuti. E poi qualche ragione ce l’hanno, lo Statuto pone molti vincoli, da quello di genere a quello sugli indipenden­ti. Fatto sta che oggi la banca ha un’ottima governance

La carriera

Alessandro Profumo, 58 anni, ha iniziato ventenne al Banco Lariano, per poi passare alla consulenza in McKinsey e alla Bain

È stato direttore generale della Ras e, dal 1994, è passato al Credito dove ha guidato le integrazio­ni con Hvb e con Capitalia

Da tre anni è presidente del Montepasch­i su designazio­ne della Fondazione e un ottimo management».

Ma dovrà cercarsi un nuovo presidente perché lei lascerà.

«Sì, finito l’aumento di capitale, ritengo concluso il mio compito. Aiuterò, se mi sarà richiesto, i soci nella scelta del nuovo presidente. Sono sicuro che il Patto sarà in grado di identifica­re una persona di alto livello. Farò un po’ in ritardo quello che da tempo sto meditando. L’imprendito­re». L’imprendito­re? « Sì, vorrei costruire una struttura che fornisca capitali e assistenza a imprendito­ri medi che vogliano crescere e diventare grandi».

Auguri … non è una tendenza molto in voga nel Paese

Vorrei costruire una struttura che fornisca capitali agli imprendito­ri medi che vogliono fare il salto e diventare grandi Il rimborso «I Monti bond li restituire­mo pagando anche un bel po’ di milioni di interessi»

del piccolo è bello.

«Al contrario, credo che ci sia in questo Paese una gran voglia di giocare un ruolo all’altezza delle aspettativ­e. L’Italia è piena di imprendito­ri che con passione e metodo vogliono fare il salto». Niente estero quindi? «Mi basta essere nell’ Internatio­nal Advisory board del Banco Itau (la più grande banca privata in Brasile ndr.) e nel supervisor­y board della Sberbank (la maggiore banca russa e dell’est Europa ndr.). Per il resto, l’Italia, oltre che una scommessa imprendito­riale e un Paese che ha tutte le carte per tornare ai livelli che merita, per me significa anche mia moglie, mio figlio, una nuora e dei nipoti, cose che contano, non crede?».

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