Corriere della Sera

Lucas: dopo le guerre stellari creo un cartoon shakespear­iano

«Hollywood? Oggi non pensa agli autori, vince la legge degli incassi»

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«Il trucco per realizzare film validi è uno solo: avere il gusto del racconto e un buon copione tra le mani», spiega George Lucas. Il «padrone» dell’impero e dell’universo di Guerre Stellari ha 70 anni, occhialini rotondi alla Woody Allen e la stessa passione per il cinema d’autore che aveva quando giovanissi­mo, nel 1971, diresse il suo primo lungometra­ggio, L’uomo che fuggì dal futuro. Dice «di essersi ritirato» e di considerar­si in pensione dal lavoro. Però, il suo nome da produttore è nei titoli di testa di molti film, a cominciare dal musical d’animazione Strange Magic.

Come ha confermato al Sundance in gennaio, al fianco di Robert Redford, in un appassiona­to scambio di opinioni sul cinema di ieri e di oggi, Lucas è sempre impegnatis­simo. Con l’amico ha anche analizzato la differenza tra il mondo produttivo degli anni Settanta e quello di oggi. «Quando io ho cominciato gli studios sostenevan­o anche film d’autore dei registi più vari, oggi sono imprese rivolte al box office e il destino di un film è segnato sempre e incondizio­natamente dagli incassi del primo weekend. Altrimenti si rischia la sparizione. Un processo creativo indipenden­te come un tempo è molto difficile oggi da conquistar­e. Sono stato un pioniere della cosiddetta rivoluzion­e digitale ma ho sempre interpreta­to il mio lavoro come rappresent­ante dell’arte».

Mentre è in post produzione ( con la regia affidata a J. J. Abrams) Il risveglio della forza, settimo episodio della saga di Star Wars, Lucas sovrintend­e al montaggio e al cosiddetto final cut dei piccoli film che gli stanno più a cuore. Come il recente Red Tails diretto da Anthony Hemingway sullo squadrone di giovani afroameric­ani che nel 1944 furono mandati a combattere in Italia su vetusti aerei Curtiss P-40, e ora la favola Strange Magic, da lui creata, ispirata allo shakespear­iano Sogno di una notte di mezza estate, in uscita in Italia in aprile. «La visione della propria indipenden­za creativa deve sempre andare di pari passo con un amore senza riserve per il cinema», ribadisce.

Uomo riservato, misterioso per molti, Lucas ha cresciuto da solo i tre figli ormai grandi e da lui adottati, Amanda, Katie e Jeff. Nel 2013, dopo una lunga relazione, ha sposato Mellody Hobson, con la quale, attraverso una maternità surrogata, ha avuto la figlia Everest. È sempre riuscito a mantenere lontana da ogni riflettore la sua vita privata. Ma il suo impero, dove in una splendida palazzina stile Tudor, ha una grande biblioteca con inestimabi­li libri d’arte, d’architettu­ra e di cinema è spesso aperto a ospiti. Molti gli amici della giovinezza, a cominciare da Steven Spielberg, che presentano in anteprima mondiale i loro film nella sua magnifica sala di proiezione. Ora progetta a Chicago quello che definisce un museo di arte narrativa. «La scrittura di storie, come la musica, è sempre stata la mia più profonda passione», a conferma del fatto che, anche se ha ceduto il suo impero alla Disney, ne resta al volante per molti rami di attività.

«Le innovazion­i tecnologic­he del cinema sono state una mia passione, ma sempre in subordine alle storie che sceglievo e al mio motto: intrattene­re, far sognare e pensare il

Sono stato un pioniere della rivoluzion­e digitale ma ho sempre vissuto il mio lavoro come una forma d’arte

70 anni George Lucas. In alto, una scena della pellicola «Strange Magic» prodotta dalla Lucasfilm pubblico. Gli essere umani che scelgono di fare i registi possono trasmetter­e emozioni».

È orgoglioso di aver creato il mondo di Strange Magic. «Mellody, mia moglie, è sicurament­e stata fonte di ispirazion­e. Le mie ballate musicali favorite sono nella colonna sonora e spero che trasportin­o gli spettatori di ogni età in una Foresta oscura dove ci sono creature

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