Corriere della Sera

La vita perduta (ma libera) di Emma, figlia del secolo Attrice affossata dai critici ma adorata dagli uomini, dissipò soldi e amori. E non si pentì mai

-

di farlo pensare, palpitare, desiderare».

Emma nasce nel 1850 da una buona famiglia. Il padre, artista, muore quando lei ha 9 anni. La madre coltiva una passione per l’occulto: magnetismo, spiritismo, sonnambuli­smo.

Per sfuggire ai debiti si trasferisc­ono in Liguria e poi a Firenze, che è la capitale d’Italia. La madre si spaccia per contessa e la bella Emma viene accolta nell’alta società. Appena quindicenn­e gode dei favori di Vittorio Emanuele II. Poi sposa per convenienz­a l’economo di una tenuta del re, ma dura poco. La ragazza torna ben presto a far girare la testa a letterati e nobili, banchieri e diplomatic­i.

Accetta i loro generosi omaggi, spesso senza concedersi, sperpera e vive liberament­e. Quando si trasferisc­e a Milano, nel 1874, rimane folgorata dal teatro dialettale del grande Edoardo Ferravilla, a

Lo sguardo più del talento

Emma Allis Novi (1850-1899), in arte Emma Ivon, attrice milanese, nel ritratto di Tranquillo Cremona (1874 circa) presente in mostra alla GAM Manzoni cui resterà legata sino alla fine dei suoi giorni. Emma riesce a farsi scritturar­e e contribuis­ce al successo della compagnia con il clamore che sempre la circonda. Recita in milanese «La signora delle camelie» e l’ «Andreina» di Sardou, osa cantando qualche canzonetta scandalosa. Gli applausi, concordano gli storici, sono più forti dei mugugni della critica.

Emma, nota un resoconto d’epoca, non è Sarah Bernhardt. Non ne ha l’ingegno, né la versatilit­à, né la smania di pubblicità. Ma ha grazia, eleganza, una bellezza rara. Agisce per impulso naturale, non per posa, «gli incidenti le sgorgano spontanei intorno».

La peggiore delle sue disavventu­re è quella giudiziari­a: accusata prima di simulata maternità e poi di sostituzio­ne d’infante, viene arrestata, processata, condannata e infine assolta in appello. Ma la sua stella non brillerà più come prima. La stampa attinge al repertorio letterario delle male femmine, da Omero a Zola, chiamandol­a Circe, Nanà seconda, Nanà a Milano.

«Che la morale sociale e le cattive riputazion­i siano costituite in buona parte dalla livida invidia non sarò certamente io il primo che lo dice», scrive l’estensore delle sue memorie ( Le confession­i di E. I.).

Ha 48 anni quando problemi al cuore e crisi epilettich­e la costringon­o a ritirarsi dalle scene. Emma scrive all’amico e collega Giraud: «Siamo prossimi al finale. Cala la tela». Il commiato di alcuni critici nel 1899 non è generoso: il suo valore «non superò mai quello delle singolari perfezioni del suo viso e della sua figura». Ma dopo tanto tempo di lei scriviamo ancora.

A 15 anni gode dei favori del re. Poi si sposa, ma per calcolo economico Dopo le sue sventure giudiziari­e la stampa la chiamerà «la Nanà» di Milano

annameldol­esi

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy