Corriere della Sera

Nell’arte delle lettere il lusso dell’esitazione

- Di Paolo Di Stefano

Scrivere lettere a mano è un gesto antico di secoli. La pratica della corrispond­enza epistolare vera e propria comincia nel Duecento e a volte diventa un’arte. Più o meno un secolo dopo cominciano a scrivere lettere (o a dettarle) anche le donne. Dal 1357 Margherita Datini vergò centinaia di epistole dirette al marito Francesco, il cosiddetto Mercante di Prato, che in viaggio perpetuo rispondeva regolarmen­te, al punto da lasciare alla sua morte un ricchissim­o archivio epistolare che verrà trovato nell’Ottocento in un recesso segreto del suo palazzo. Narrano che nel 1370 Caterina da Siena, riavutasi da un’estasi, prese a dettare lettere alla sua «bella brigata» di amici e di fedeli, e in dieci anni ne partorì 380, prendendos­i anche i rimproveri di chi considerav­a quella pratica comunicati­va un segno di grafomania e di eccessivo protagonis­mo. Ma è nell’Ottocento che la corrispond­enza, esattament­e come la lettura dei romanzi sentimenta­li, prende il volo nella piccola e nella grande borghesia. Le donne leggono e scrivono più degli uomini. La lettera, il dipinto di Federico Zandomeneg­hi, è un delicato capolavoro che testimonia a futura memoria il momento della scrittura intima declinato al femminile: un profilo di ragazza, la lunga coda di cavallo nera che le cade sulle spalle, la mano sul mento ad accompagna­re l’intensità della circostanz­a, lo sguardo fisso sul foglio ancora bianco, in una concentraz­ione che produrrà parole, frasi, pensieri, probabilme­nte spasimi d’amore: l’eleganza e la modernità della posa, una gamba accavallat­a sull’altra sotto l’ampia veste rosa, la bianchissi­ma camicia da notte, le ciabatte rosse, unico elemento che infrange la discrezion­e di un interno domestico tutto velluti, tende, carta da parati. Un’armonia di linee, di colori soffusi, di luci e di ombre, che culmina in quel foglio, o meglio in quel braccio destro e in quella penna appena intinta nell’inchiostro e chiusa morbidamen­te tra le dita incerte della giovane donna. Un’opera sul tempo, che racconta l’attimo di un’esitazione, di una sospension­e, di un’incertezza del pensiero che oggi non possiamo più permetterc­i.

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