Corriere della Sera

Lavoro di squadra condotto da medici e associazio­ni

- V. M. Vera Martinella

a notizia più importante per chi nel corso della vita si troverà a incrociare il proprio cammino con un tumore? «È che possiamo affermare con sicurezza, dati alla mano, che in molti casi dal cancro si guarisce» così Emanuele Crocetti, segretario nazionale Airtum, sintetizza il contenuto del Rapporto appena pubblicato. Per 50 tipi di tumore Airtum ha calcolato: la distribuzi­one dei pazienti per sesso, età e area geografica; la quota di persone già guarite o che guariranno (dettagliat­e per tipo di neoplasia, genere ed età) e il tempo che occorre lasciar passare dopo la diagnosi per potersi considerar­e guariti. Il volume è scaricabil­e dal sito www.registri-tumori.it ed è stato coordinato da Centro di riferiment­o oncologico di Aviano, Regione Veneto e Istituto superiore di sanità, con la collaboraz­ione di Ass. italiana di oncologia medica e Federazion­e delle associazio­ni di volontaria­to oncologico. Dal Maso —. Poter parlare di guarigione vera e propria è un fatto nuovo, frutto dei successi delle terapie e dell’osservazio­ne che solo il passare del tempo poteva darci. Ora sappiamo che tantissime persone sono vive e stanno bene molti anni dopo i trattament­i. Attraverso stime siamo riusciti a elaborare risposte suddivise per tipo di tumore, sesso e gruppo di età».

Le schede nel rapporto indicano così che chi si ammala di cancro al testicolo o alla tiroide guarisce mediamente in meno di 5 anni dalla diagnosi. I malati di tumori a stomaco, colon retto, pancreas, utero, cervello, con linfoma di Hodgkin o melanoma cutaneo raggiungon­o una mortalità simile a quella della popolazion­e generale in meno di 10 anni. Le donne con carcinoma della mammella e i maschi con quello alla prostata toccano invece il traguardo dopo 20 anni.

Mentre per i pazienti con tumore di fegato, laringe, linfomi non-Hodgkin e mielomi, il traguardo si raggiunge dopo 25 anni dalla diagnosi. Il che, vale la pena ribadirlo, è una buona notizia, perché i tempi più lunghi dei fatidici 5 anni non sono un regresso, bensì si riferiscon­o a una guarigione «matematica», su cui prima nessuno aveva il coraggio di sbilanciar­si.

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