Il 15 marzo di cinque anni fa il varo della Legge 38 sul diritto di combattere la sofferenza
I risultati del monitoraggio sulle terapie del dolore alati non più soli nella sofferenza. Il diritto alle cure per non soffrire è riconosciuto dalla legge 38 del 15 marzo 2010, che stabilisce, tra l’altro, la registrazione del dolore in cartella clinica, in modo che sia misurato, controllato, trattato.
A cinque anni dal varo delle norme, i dati di una recente indagine del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva (che ha coinvolto 46 ospedali di 15 Regioni e 711 pazienti ricoverati in 214 reparti) indicano che in 8 casi su 10 nella cartella clinica è previsto un apposito spazio sul trattamento del dolore.
Il Tribunale del malato ha verificato lo stato di applicazione delle norme in 46 strutture
A quasi tutti i pazienti (87,7%) è stato chiesto se provavano dolore, ma solo in un caso su due ne è stata misurata anche l’intensità con appositi strumenti. Il dolore segnalato dal paziente è stato comunque trattato tempestivamente, nella maggior parte dei casi con farmaci.
Carenti, invece, le informazioni ai malati: solo un paziente ogni quattro è stato informato sui diritti garantiti dalla legge 38. Altro punto debole, il controllo del dolore alle dimissioni dall’ospedale. «In più di un caso su tre non esiste la procedura per la consegna dei farmaci necessari a proseguire la terapia analgesica a casa» riferisce Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato.
Solo nel 22% degli ospedali monitorati, poi, tutto il personale sanitario ha ricevuto la formazione sul trattamento del dolore negli anziani. E in ambito pediatrico, in una struttura su 3 mancano protocolli per procedure non farmacologiche, come tecniche per ridurre l’ansia o il disagio che può provocare il dolore.