Corriere della Sera

Spesa pubblica, il governo ci riprova

I risparmi per evitare l’aumento da 16 miliardi dell’Iva previsto per il 2016 Sanità, costi standard nelle Regioni, calmiere agli acquisti degli enti locali

- Enrico Marro

Il governo è a caccia di 10 miliardi di euro per evitare che nel 2016 scattino le clausole di salvaguard­ia previste dalle ultime due leggi di Stabilità. Clausole inserite per ottenere il via libera di Bruxelles e che prevedono l’aumento dell’Iva e delle accise l’anno prossimo per un maggior gettito di 16 miliardi. Per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, trovare risorse alternativ­e a questo nuovo aumento delle tasse è una priorità. E ovviamente vanno trovate tagliando la spesa pubblica. Per questo il piano per la spending review sarà centrale nel Def, il Documento di economia e finanza che il governo approverà entro il 20 aprile, per poi mandarlo in Parlamento e alla Commission­e europea.

Due nuovi commissari?

Il Def indicherà le linee guida per la legge di Stabilità del 2016. Al ministero dell’Economia e a Palazzo Chigi hanno sul tavolo il pacchetto di proposte lasciato dall’ex commissari­o Carlo Cottarelli. Ma devono anche sciogliere il nodo che riguarda la nomina di due nuovi commissari. Palazzo Chigi, qualche settimana fa, aveva fatto filtrare che l’incarico sarebbe andato a due dei consiglier­i del premier Matteo Renzi che già si occupano della materia: Yoram Gutgeld e Roberto Perotti. Ma il relativo Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) è rimasto nel cassetto. Si è ipotizzato che Padoan si fosse messo di traverso, ma i suoi collaborat­ori smentiscon­o. E anzi dicono che «non ci sarebbe alcun problema da parte nostra» sulla eventuale nomina dei due commissari.

Il Def, finalmente, quest’anno può contare su basi di partenza favorevoli. Il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere, secondo le stime più accreditat­e, dello 0,8% nel 2015, contro lo 0,6% previsto dallo stesso governo alla fine del 2014. E l’anno prossimo dell’1,5%.

Tante voci

Per ridurre la spesa pubblica di 10 miliardi (su un totale di oltre 800 miliardi) il governo punta su un piano con molte voci. Applicazio­ne massiccia dei costi standard a Regioni, Comuni e spesa sanitaria. Taglio delle società partecipat­e dagli enti locali (11 mila, secondo l’Istat, di cui 1.454 non attive). Le misure già previste dall’ultima legge di Stabilità potrebbero intanto essere rafforzate con il disegno di legge delega di riforma della Pubblica amministra­zione all’esame del Parlamento. Razionaliz­zazione del trasporto pubblico locale, con l’obbligo di gare per l’affidament­o del servizio, il taglio dei trasferime­nti alle Regioni che non ottemperan­o e l’applicazio­ne dei costi standard per la definizion­e dei trasferime­nti stessi, come prevede un disegno di legge che dovrebbe arrivare presto in Consiglio dei ministri.

Riassetto delle articolazi­oni periferich­e della Pubblica amministra­zione e dei corpi di polizia. Anche qui le prime novità (assorbimen­to del corpo forestale) potrebbero arrivare con gli emendament­i alla riforma Madia. Introduzio­ne di severi criteri di valutazion­e costi benefici sulle opere pubbliche. Abbattimen­to delle 30 mila stazioni appaltanti e allargamen­to del perimetro di azione della Consip, la Centrale pubblica degli acquisti di beni e servizi, passando dai 38 miliardi presidiati ora a 50 miliardi (su un totale potenziale di 90).

Migliorano i saldi

Ci sono poi i capitoli più delicati. Le tax expenditur­e, cioè il riordino degli sgravi fiscali, pure previsto dalla delega sul Fisco, e degli incentivi alle imprese. Capitoli anche questi indicati nel piano Cottarelli del 18 marzo 2014, che puntava a tagli per ben 34 miliardi nel 2016, e che sono rimasti sulla carta. Oltre ai 10 miliardi di tagli alla spesa, il Def dovrebbe contare su 4 miliardi in meno di oneri sul debito pubblico, grazie alla riduzione dei tassi. L’aumento del Pil dovrebbe infine garantire, oltre a maggiori entrate, un migliorame­nto dei saldi di bilancio fondamenta­li per passare gli esami a Bruxelles. Il deficit potrebbe scendere quest’anno al 2,6% del Pil e nel 2016 sotto il 2%. E il debito pubblico cominciare a scendere, nel 2016 sotto il 130%.

Meno oneri La riduzione dei tassi dovrebbe tradursi in 4 miliardi in meno di oneri sul debito statale

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