Corriere della Sera

Merkel, Hollande e Rajoy insieme nel villaggio più vicino ai resti Il procurator­e: «Ci vorranno settimane per recuperare tutti i corpi» Le lacrime dei grandi d’Europa

- DAL NOSTRO INVIATO Stefano Montefiori

Nei villaggi ai piedi della montagna dove martedì mattina si è schiantato l’aereo è il momento del grande vuoto. Sono vuote all’improvviso le vite dei famigliari in arrivo, e vuote le camere ardenti di Seynes-LesAlpes e di Le Vernet perché i corpi delle 150 vittime non sono stati ancora recuperati «e ci vorranno settimane, visto il loro stato», dice il procurator­e di Marsiglia Brice Robin. I resti, come i rottami dell’Airbus 320, sono sparsi nel raggio di mezzo chilometro, il pompiere Gilles Bertrand appena sceso dall’elicottero ha le lacrime agli occhi e dice «non si riesce a distinguer­e niente, è tutto sbriciolat­o».

Nelle sale allestite dai comuni e nella tenda piazzata nel campo davanti al massiccio dei TroisÉvêch­és, con le bandiere francese, tedesca e spagnola, ci sono registri di condoglian­ze, fiori, ma non bare. «Sono più che altro luoghi di memoria» dice il funzionari­o del ministero dell’Interno, occasioni di raccoglime­nto per le esistenze e i corpi perduti.

In queste condizioni elaborare il lutto, come si dice, insomma sopportare ciò che sopportabi­le non è, diventa un’imposizion­e ancora più scandalosa. Le centinaia di persone che stanno raggiungen­do questi piccoli paesini delle Alpi marittime francesi da tutto il mondo — Germania (72 vittime), Spagna (51), Turchia, Belgio, Olanda, Danimarca, Gran Bretagna, Israele, Marocco, Stati Uniti, Messico, Australia, Argentina, Colombia, Giappone — non troveranno niente di quel che conta: né sopravviss­uti né le salme né la spiegazion­e di che cosa è stato a portarli via, perché il disastro per adesso resta incomprens­ibile.

Per provare a riempire questo vuoto c’è allora un gigantesco indaffarar­si, una mobilitazi­one enorme di tre capi di Stato, cinquecent­o gendarmi, duecento pompieri, cinque elicotteri, decine di psicologi e interpreti di tedesco, spagnolo, inglese, turco e soprattutt­o sindaci, volontari, abitanti. Si cerca di riparare almeno le vite di quelli che restano, i famigliari. Sono loro la priorità. Il presidente francese François Hollande e la cancellier­a Angela Merkel ieri intorno alle 14 hanno sorvolato la zona dello schianto e poi, raggiunti dal premier spagnolo Mariano Le reazioni Qui sopra, il sito del quotidiano catalano «El periódico». Più in alto Hollande, Merkel e Rajoy rendono omaggio alle vittime Rajoy, hanno passato in rassegna il sistema dei soccorsi per dare ai parenti l’idea che quel dolore immenso è condiviso, nella commozione, da intere nazioni. In queste occasioni si può trovare consolazio­ne in tutto, anche nelle parole degli uomini politici.

«Faremo di tutto per ridare i corpi alle famiglie» ha detto Hollande in un capannone di Seynes-Les-Alpes, tra l’ipermercat­o e un prato che è diventato la pista degli elicotteri. «A nome della Francia esprimo i miei sentimenti più tristi di condoglian­ze, il popolo francese è con voi in questa prova». A dare sostanza alle frasi del presidente c’è uno schieramen­to di forze in effetti imponente e l’impegno personale di tanti cittadini che da ieri mattina si presentano in municipio perché vogliono aiutare. C’è Marie-France Manoeuvre che ha sistemato in casa «i letti a castello e se c’è bisogno anche il materasso gonfiabile, riesco a ospitare sei persone», Marc Waise che offre il suo piccolo albergo, Lucien Beaucaire che dice «possono stare a casa mia per il tempo che vogliono». Tutti hanno in mente «gli stranieri» che stanno per arrivare, L’omaggio Da sinistra, la cancellier­a tedesca Angela Merkel, il premier spagnolo Mariano Rajoy e il presidente François Hollande attoniti sul luogo dell‘incidente che ha fatto 150 vittime

Faremo tutto il possibile per ritrovare, identifica­re e ridare alle loro famiglie i corpi di tutte le vittime François Hollande

che non troveranno posto nei pochi alberghi e forse staranno scomodi nei lettini da campo preparati per loro nel comune di Digne-les-Bains, il centro un po’ più grande a 30 chilometri dal luogo del disastro.

Qualcuno è giunto nella notte con mezzi propri, la maggior parte dei parenti sono attesi oggi: due aerei in partenza da Barcellona e Düsseldorf verso Marsiglia sono stati messi a disposizio­ne da Lufthansa (la casa mad r e d e l l a compagnia Germanwing­s), e due pullman arriverann­o dalla Spagna. Claude Driessens invece ha scelto di restare a Liegi, in Belgio. «Mio fratello Christian, 59 anni, prendeva l’aereo una volta la settimana per lavoro, io gli chiedevo se non aveva paura e lui mi rispondeva con la frase che dicono tutti, che l’aereo è il mezzo di trasporto più sicuro. Era abituato a viaggiare, si è accorto di sicuro che qualcosa non andava. Un calvario. Non vado sul luogo del disastro, sono rimasti solo coriandoli. Io non dormo più. Avrò pace forse solo quando mi diranno che cosa è successo».

Indaghiamo per individuar­e le responsabi­lità, questa tragedia ha colpito nel profondo i Paesi e le persone che ne fanno parte Mariano Rajoy

@Stef_Montefiori

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