Corriere della Sera

Nell’audio della scatola nera le conversazi­oni e gli allarmi a bordo. L’ultimo messaggio ai controllor­i

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senza che alcuna risposta plausibile sia mai stata trovata. La prima scatola nera del Germanwing­s ha conservato intatto il file audio della cabina di pilotaggio. Non ci sono comunicazi­oni all’esterno e neppure richieste di aiuto, ma si tratta di un documento prezioso, perché dovrebbe aver registrato le conversazi­oni tra il comandante di bordo e il pilota, ma soprattutt­o i suoni e gli annunci fatti nella cabina, anche gli eventuali allarmi, semmai ne fosse scattato uno. L’analisi acustica potrà anche stabilire il regime al quale stavano girando i motori dell’Airbus. Ci vorranno comunque settimane, a essere ottimisti. Il relitto I soccorrito­ri al lavoro tra i resti disintegra­ti dell’aereo vicino a Seyneles-Alpes spazio all’analisi dei pochi punti fermi, nel tentativo di placare l’ansia collettiva dovuta all’assenza di qualunque spiegazion­e logica. E dunque: l’Airbus è partito da Barcellona in orario, alle dieci del mattino. Alle 10.30 aveva raggiunto l’altezza di crociera di 11.582 metri, alla quale avrebbe dovuto volare fino all’inizio della manovra di atterraggi­o. Alle 10.33 ha invece cominciato a perdere quota, sempre di più. Alle 10.41 era sceso a 1.950 metri, quota che ha mantenuto nei brevi istanti in cui è stato visibile dagli abitanti di Le Vernet e dei villaggi dell’alta Provenza. L’ultimo contatto radar avviene alle 10.53, mancano ormai pochi secondi allo schianto, quando l’aereo è sceso ancora, 1.386 metri. Senza mai tentare di rialzarsi. Come se in cabina di pilotaggio non ci fosse nessuno.

Questa totale assenza di reazione durata almeno otto minuti autorizza gli esperti francesi e internazio­nali a immaginare a un evento traumatico avvenuto sull’aereo. Non un guasto in senso tecnico, come un’avaria ai motori. La rotta era quella, l’Airbus non ha mai deviato, come invece era sembrato in un primo momento. L’ipotesi più accreditat­a, ma solo in via teorica e da prendere con le molle, come ha detto ieri uno dei 15 tecnici della Bea inviati sul posto da Parigi, è quella di una improvvisa depressuri­zzazione dell’aereo, dovuta a un difetto struttural­e come il fissaggio di un portellone oppure a una panne del sistema di aerazione, che almeno spieghereb­be con uno svenimento collettivo quella planata così passiva. Il fuoco a bordo e persino lo scoppio di alcune pile al litio nella cabina di pilotaggio sembrano invece casi di scuola citati per dovere, perché in quel caso sarebbe stato ancora possibile impostare una discesa d’urgenza uscendo dalla rotta prevista. Ieri è stato trovato l’involucro della seconda scatola nera, ma non il suo contenuto. Sono stati trovati anche i primi corpi delle vittime. Oggi arriverann­o i familiari. Il loro dolore, le nostre paure. L’aereo prima di schiantars­i su un canalone è sceso di 10 mila metri in 8 minuti. Non una caduta ma una discesa a un ritmo normale, avvenuta su un percorso rettilineo

Il silenzio radio Per ben tre volte, in sei minuti, i controllor­i di volo hanno cercato di mettersi in contatto con i piloti, senza avere risposta. Manca anche un mayday Tra le ipotesi c’è la perdita di pressione dell’aereo, che avrebbe fatto svenire equipaggio e passeggeri. Potrebbe aver ceduto un portellone o il sistema di aerazione

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