Corriere della Sera

La baita trasformat­a in tempio del dolore

- DAL NOSTRO INVIATO M.Ima.

Benvenuti all’inatteso. C’è un’ironia amara nel nome dell’ultimo posto prima del prato che porta sotto alla parete di pietra dove si è schiantato l’Airbus. «L’Inattendu» è una baita, il punto di ritrovo di un villaggio di appena 130 persone che oggi si appresta ad accogliere i parenti delle vittime. La piccola cappella dove sosteranno in raccoglime­nto, l’unica con le finestre rivolte al luogo del disastro, è stata ricavata da una saletta dove nei giorni normali i vecchi giocano a carte. Sono rimaste le sedie di plastica, una decina, e uno di quei funghi con la fiamma imprigiona­ta da una rete che si usano nei bar all’aperto quando è freddo. Arriverann­o e verranno subito portati alla casa dei giovani di Seyne-les-Alpes. In palestra, sul campo da basket, che adesso è coperto da otto tavoli di ascolto, li chiamano così. Sylvie Légier e Claudine Ausieu sono le psicologhe. Lavorano all’ospedale di Digne, mai avrebbero immaginato di trovarsi qui, in queste circostanz­e così enormi. Farli mangiare, farli bere, perchè l’adrenalina prosciuga e toglie forze, tenergli le mani, cos’altro puoi fare. Subito dopo li faranno entrare in una tenda verde che sembra una serra. Una équipe medica procederà al prelievo del loro Dna, e in quel momento capiranno. Poi verranno qui, perché come dicono Sylvie e Claudine, andare sul luogo della tragedia ha valore rituale. Entreranno nella cappella e scriverann­o sull’albo funerario. Le prime tre firme sono quelle di altrettant­i capi di Stato. «Signora, lo conservi con cura» ha detto il presidente Hollande a Christine Bartoli, la proprietar­ia dell’Inattendu. «In questo momento lei è la custode del nostro dolore».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy