Corriere della Sera

Lufthansa e il mito dell’infallibil­ità perduta Tensione con i sindacati, ma in Borsa tiene

Gli equipaggi rifiutano di imbarcarsi, altri voli Germanwing­s cancellati. La società: umanamente comprensib­ile

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Danilo Taino

Per i tedeschi, la tragedia aerea sulle Alpi francesi è anche una questione di orgoglio nazionale. Colpito, ferito. In seconda battuta nei sentimenti immediati, a lunga distanza dal dolore di fronte alle famiglie dei morti. Ma comunque un colpo che va in profondità. Lufthansa, che della compagnia aerea Germanwing­s è interament­e proprietar­ia e responsabi­le, è uno dei simboli della Germania post-bellica, una meraviglia, fino a due giorni fa, di tecnologia e di sicurezza, due parole che sono pilastri dell’identità del Paese. Nessuno smetterà di volare, nessuno si lancerà in crociate morali: la reputazion­e di Lufthansa, però, è scossa. E con essa una certa idea di infallibil­ità nazionale.

La compagnia aerea, una delle maggiori del mondo, 119 mila dipendenti, non fallirà a causa del disastro del quale per giorni non saranno chiare le ragioni. In Borsa, ieri e l’altro ieri, ha sofferto ma non è crollata: alle 11.30 di lunedì, un attimo prima che si sapesse dell’incidente, un’azione valeva 13,99 euro, ieri sera 13,41. Piuttosto, dovrà seguire passo passo l’inchiesta sulle responsabi­lità, ricostruir­e lentamente la sua reputazion­e e, a seconda di cosa diranno le indagini, forse modificare il modello di business. Il gruppo — che oltre al marchio Lufthansa possiede Swiss, Austrian Airlines, Germanwing­s e Eurowings e ha partecipaz­ioni in Brussels Airlines e nella turca SunExpress — ha da qualche tempo intrapreso una riorganizz­azione industrial­e contestata dai sindacati e che ora potrebbe dover essere messa in discussion­e. Di fronte alla concorrenz­a delle compagnie low cost come EasyJet e delle aerolinee asiatiche, Carsten Spohr, amministra­tore delegato da un anno, ha dato il via a una ristruttur­azione profonda. Tutti i voli interni alla Germania e in Europa che non partono dai due hub della compagnia, a Francofort­e e a Monaco, sono operati da Germanwing­s, non proprio una low cost (come invece lo è Eurowings) ma comunque un vettore con costi per il gruppo più bassi di almeno il 20%. Ciò ha portato a una dura contrattaz­ione sindacale, con scioperi che nel 2014 hanno fatto perdere al gruppo più di 230 milioni di euro. I dipendenti, tutti con una protezione contrattua­le sindacale a parte quelli di Eurowings, si oppongono a una ristruttur­azione così radicale che mette in discussion­e anche i privilegi dei più protetti.

Non è affatto detto che il disastro dell’A320 sia il risultato di un taglio dei costi. Spohr dice che «non si risparmia e non si risparmier­à sulla sicurezza», che il gruppo farà in modo che qualcosa del genere «non accada mai più» e che al momento «l’incidente è inspiegabi­le». Inoltre, non ci sono dati a sostegno del fatto che le compagnie low cost abbiano standard di sicurezza inferiori a quelli delle aerolinee tradiziona­li. In più, Lufthansa ha una storia pressoché impeccabil­e. La Jacdec di Amburgo, che ogni anno pubblica una classifica sulla sicurezza delle maggiori compagnie, la mette al 12° posto, molto alto (Alitalia, per dire, è al 37°). E Lufthansa Technik è una delle maggiori e meglio reputate società di manutenzio­ne degli aerei del mondo.

La compagnia ha scelto di non prendere provvedime­nti contro quegli equipaggi che si sono rifiutati, anche ieri, di imbarcarsi dopo la tragedia aerea (martedì erano stati cancellati 30 voli): «È umanamente comprensib­ile». Dirigenti e dipendenti sono scossi, in attesa di sapere quali sono, se ci sono, le responsabi­lità del gruppo. In silenzio, se lo chiede con timore tutta la Germania.

La compagnia L’ad Spohr difende il piano di ristruttur­azione: «Sulla sicurezza nessun risparmio»

@danilotain­o

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