La sovranità limitata e Navarino
Un matrimonio infelice che però nessuno dei due partner vuole sciogliere, se non altro perché va avanti da quasi due secoli. Nel 1827, con la battaglia di Navarino, Gran Bretagna, Francia e Russia strapparono alla Turchia l’indipendenza della Grecia, pretendendo in cambio di mettere nel 1832 sul trono ateniese Ottone di Baviera, un ragazzino nato nel 1815 docile strumento nelle mani delle grandi potenze. Da allora, sostiene James Angelos in un editoriale sull’International New York Times, la Grecia, che ieri ha Il golfo di Navarino, teatro della battaglia del 1827 festeggiato il 194° anniversario dell’indipendenza, ha dovuto contare su aiuti esterni per affrontare le sfide della storia, con l’obbligo però di dare in cambio fette sostanziose di autonomia. Ciò che vediamo in questi giorni, con il governo Tsipras che cerca di svincolarsi dall’abbraccio di Ue, Fmi e Bce sventolando la bandiera della sovranità violata, altro non è che l’ultimo capitolo di una storia antica. Nel 1893, ricorda Angelos, Atene dichiarò bancarotta per il crollo dei prezzi del ribes, il grosso delle sue esportazioni. Poi nel 1897 arrivò anche una sconfitta in una guerra con la Turchia, che comportò il pagamento di un’indennità. I creditori europei, in cambio di un prestito, vollero l’istituzione di una Commissione finanziaria internazionale che controllò le finanze greche fino a dopo la Seconda guerra mondiale. Insomma, la Grecia protesta da sempre contro le contropartite cui è costretta da suoi potenti protettori, grazie ai quali è sempre rimasta però ancorata all’Europa. Ciò spiega perchè nessuno in Grecia vuole davvero lasciare l’euro e nessuno in Europa vuole farla uscire. Meglio un matrimonio infelice, sostiene Angelos, che una separazione rovinosa.