Corriere della Sera

Palazzo Chigi e il caso intercetta­zioni Per le pubblicazi­oni nuovi limiti

Spinta per una riforma che tuteli le persone estranee alle inchieste

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Di qui la mossa del premier, l’idea cioè di dare un impulso sulla materia, che incrocia la richiesta a «far presto» del Nuovo centrodest­ra. Ci sarà un motivo se Alfano l’altra sera a Porta a porta ha battuto più volte sullo stesso tasto, rimarcando che le intercetta­zioni «vanno messe in pole position» e sostenendo che «sui giornali devono finire solo le cose strettamen­te pertinenti all’inchiesta». Un chiaro riferiment­o al caso Lupi, ma anche un’anticipazi­one della traccia su cui il governo vuole lavorare.

Per Renzi, il difficile passaggio tra Scilla e Cariddi — cioè tra il dovere della legalità e il diritto alla privacy — può essere superato: per garantire la riservatez­za bisogna istituire la figura di un «soggetto responsabi­le» che abbia il «dovere di vigilare» sugli atti di un’inchiesta e che poi risponda di eventuali violazioni. Il ventaglio di soluzioni tecniche è da esaminare. Il punto è superare lo status quo, perché oggi non esistono filtri, tutto confluisce nel mare delle carte giudiziari­e che vengono rese pubbliche, facendo a brandelli i diritti costituzio­nali delle persone non coinvolte.

E allora «via gli alibi», dice il premier: «Un conto sono le intercetta­zioni. I magistrati le adoperino, che nessuno le limiterà. Ma la pubblicazi­one è un’altra cosa». Il gesto politico c’è, bisognerà capire come il governo lo tradurrà in percorso legislativ­o, quale mezzo userà per accelerare l’iter in Parlamento, tenendo conto che i provvedime­nti sulla giustizia in questa fase hanno potuto disporre di una corsia preferenzi­ale, e che su corruzione e prescrizio­ne nella maggioranz­a Pd e Ncd vanno verso una ritrovata intesa, come ha sottolinea­to ieri il guardasigi­lli Orlando.

Non c’è dubbio però che le

La vicenda

Dopo il caso che ha coinvolto Maurizio Lupi si torna a parlare di nuove norme per le intercetta­zioni

In commission­e Giustizia alla Camera c’è il ddl del governo di riforma del processo penale che contiene una delega sulle intercetta­zioni

Tra le ipotesi, l’idea che venga chiesto lo stralcio della delega per garantire una via più veloce intercetta­zioni restano il tema più caldo, sebbene nella minoranza del Pd lo stesso Bersani ha chiesto di trovare «subito» una soluzione, «perché con questo sistema si impallina chiunque». E Renzi vuol premere sull’accelerato­re.

La tesi di Cantone, che la materia sia «fuori dall’agenda in questa fase» non fa molta presa nella maggioranz­a e nel governo. È vero, il presidente dell’Autorità anticorruz­ione si è affrettato a spiegare come «il problema dei criteri di pubblicità delle intercetta­zioni» sia un argomento sul quale andrà fatta «prima o poi una riflession­e». Ma la sortita è parsa singolare, perché — per dirla con il viceminist­ro alla Giustizia Costa — «è il governo a stilare l’agenda. Il primato spetta alla politica non può essere delegato ad altre personalit­à, per quanto autorevoli, con le quali invece si deve interloqui­re per avere un contributo di idee».

E l’idea di fondo di Renzi — ripetuta più volte davanti alla segreteria del Pd — è che «la magistratu­ra dev’essere messa nelle condizioni di lavorare, ma deve anche rispondere del proprio operato».

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