Corriere della Sera

Ferranti a Pagano «Patti violati? Quello che conta è il Parlamento»

- D.Mart.

Lascia dietro di sé una scia di ruggine nella maggioranz­a l’approvazio­ne alla Camera della riforma sulla prescrizio­ne dei reati che Alleanza popolare di Angelino non ha voluto votare, pur scegliendo la via dell’astensione dopo l’apertura alle modifiche al Senato avanzata dal ministro Andrea Orlando. La presidente della commission­e Giustizia, Donatella Ferranti (Pd), dice di essere molto contrariat­a dopo aver letto le dichiarazi­oni del collega Alessandro Pagano (Ap) che accusa lei e il relatore Stefano Dambruoso, «entrambi magistrati», di aver forzato «un presunto accordo di maggioranz­a sulla prescrizio­ne». L’esponente dem, dunque, scende in campo per difendere il lavoro della commission­e: «Non c’è stata alcuna forzatura. I patti che vengono fatti fuori dal Parlamento poi devono essere votati. In ogni caso l’aumento della metà dei tempi per la corruzione è il minimo Alla Camera Donatella Ferranti, 57 anni, deputata pd, è presidente della commission­e Giustizia sindacale». Donatella Ferranti poi ricorda a Pagano alcuni passaggi del testo che ha allungato della metà i tempi di prescrizio­ne per il reato di corruzione: «1) la correlatri­ce del provvedime­nto insieme a Dambruoso è stata Sofia Amoddio, stimato avvocato penalista; 2) i due relatori, il 15 dicembre, nella prima versione del testo base avevano previsto il raddoppio dei tempi di prescrizio­ne per i reati di corruzione; 3) i due relatori, il 14 gennaio, avevano previsto l’aumento generalizz­ato di un quarto del tempo per tutti i reati; 4) Infine, il 4 marzo, quando si è trattato di approvare il testo da portare in aula, i relatori hanno riformulat­o l’emendament­o del governo, tenendo in conto le proposte del Pd, del M5S e di Sel, che sopprimeva l’aumento generalizz­ato limitando ai soli reati di corruzione l’aumento della metà dei termini». Infine sull’apertura di Orlando, che ha promesso modifiche al Senato per venire incontro ad Alfano, la presidente Ferranti osserva: «Perché il bene ambientale, per il quale il governo ha accettato il raddoppio della prescrizio­ne per gli ecoreati, dovrebbe essere tutelato di più del denaro pubblico consumato dalla corruzione?».

Il testo

Il disegno di legge anticorruz­ione ha avuto il sì della commission­e in Senato il 19 marzo. Ora è in Aula: il voto finale è fissato per il 1° aprile

Per i reati contro la pubblica amministra­zione è previsto un aumento delle pene: per la corruzione propria si va da un minimo di 6 al massimo di 10 anni

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