Le riforme
Il 10 marzo passa alla Camera, in prima lettura, il ddl sul nuovo Senato e sul federalismo. La minoranza dem, tranne una decina di dissidenti, si allinea ma annuncia: è l’ultimo sì. Nel mirino la legge elettorale: «Se non cambia, non la votiamo» è l’aut aut di Bersani
L’Italicum torna alla Camera per l’approvazione definitiva dopo il sì di Palazzo Madama ottenuto lo scorso 27 gennaio. La minoranza del Pd chiede che un numero maggiore di candidati sia scelto attraverso le preferenze
Oggi il Pd chiederà la calendarizzazione della legge elettorale alla Camera prima delle Regionali, dunque fra qualche settimana. È questa la risposta di Renzi alla minoranza del suo partito, che ancora ieri preannunciava una lettera per chiedere cambiamenti, cabine di regia fra Camera e Senato sulle riforme: il premier sembra aver sciolto i dubbi e deciso di accelerare; niente modifiche in vista al testo finora approvato, almeno non quelle che la minoranza chiede a gran voce, provvedimento vigente già prima delle prossime Amministrative.
La risposta di Renzi è corredata dalla convocazione della direzione del Pd per lunedì prossimo: si discuterà appunto di legge elettorale e di riforme. Per una sorta di verifica e di resa dei conti: «Per me la legge elettorale ha lo stesso valore degli 80 euro e ho intenzione di mantenere le promesse».
La minoranza fa dell’ironia, visti i rapporti di forza in direzione, e si aspetta «un richiamo disciplinare». Richiamo che i renziani a Montecitorio, a mo’ di avvertimento, lanciano già in queste ore a tutte le componenti del partito; il concetto che circola, più o meno, veicolato ovviamente dallo stesso premier, è questo: «Chi rema contro si fa fuori da solo, anche dal governo». E a questo proposito tornano anche le voci di un rimpasto dopo le Regionali.
Già lunedì invece Renzi, potrebbe in qualche modo compensare l’accelerazione con una discussione sulla composizione delle liste: quanti saranno i posti che verranno concessi