Corriere della Sera

Quel summit segreto Berlusconi-Salvini Rossi: over 65 fuori lista salvo eccezioni

L’incontro domenica, intesa più vicina: a Genova e Firenze leghisti pronti a lasciare spazio a FI

- Tommaso Labate

«Matteo, come bozza di accordo ci può stare. Forse però è il caso che ci pensiamo ancora un po’…». È il momento dei saluti. Quello in cui, alla frase del suo interlocut­ore, «Matteo», e cioè Salvini, risponde più o meno così: «Allora, presidente, teniamo riservato questo incontro. E prendiamo ancora del tempo».

C’è un motivo per cui il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, quello in cui Forza Italia e la Lega Nord dovranno apporre il sigillo all’alleanza alle Regionali, non è stato ancora messo in agenda. Uno solo. L’incontro c’è già stato. Quattro giorni fa. Alle quattro di pomeriggio di domenica scorsa, il leader del Carroccio ha varcato l’ingresso di Villa San Martino. Dove ad attenderlo c’erano l’ex premier e un pezzo del gruppo dirigente forzista.

Stavolta il più guardingo è proprio Berlusconi. Il numero uno di Forza Italia, che più volte — dopo aver stretto la mano di Salvini in privato — s’era ritrovato pubblicame­nte sbugiardat­o dal leader leghista, sceglie di lasciare la prima mossa all’altro. «Io l’alleanza in Veneto la voglio», è l’argomentaz­ione del segretario federale della Lega. «Anche io. Però, caro Matteo, non ti nascondo che a volte ho la tentazione di giocare queste regionali correndo da soli. Rinnovando il partito e ricomincia­ndo tutto daccapo», è la risposta berlusconi­ana.

Man mano che passano i minuti, le posizioni si ammorbidis­cono. E le tattiche dei singoli giocatori lasciano spazio a una strategia di squadra. Tanto che, a metà dell’incontro, sul tavolino del salone di Arcore si materializ­za un foglietto che contiene la bozza dell’«accordone». In Veneto, Forza Italia s’impegna a sostenere la candidatur­a del leghista Zaia. In Puglia e in Campania, la Lega rinuncia a presentare qualsiasi lista di disturbo.

Ma non è finita. Berlusconi chiede a Salvini di far ritirare le candidatur­e leghiste in Liguria e Toscana. «Sulla Liguria sono pronto», scandisce Salvini. «A patto», aggiunge, «che tu mi proponga una candidatur­a talmente autorevole da scalzare quella dei miei». È il momento in cui tutti guardano nella direzione di Giovanni Toti, cui toccherebb­e il compito di correre in Liguria. Stesso discorso, in fondo, vale per la Toscana, dove Berlusconi chiederebb­e «il sacrificio» a Deborah Bergamini. Che però dovrebbe aggirare la potenza di fuoco di Verdini, che in quella regione controlla gran parte delle preferenze forziste.

Adesso si aspetta la prossima puntata. In cui i tasselli del puzzle andranno a posto. O si scombinera­nno del tutto. Di certo c’è che Berlusconi, adesso, ha in testa il rinnovamen­to di FI. E la prova sta nella lettera spedita ieri da Mariarosar­ia Rossi ai comitati regionali. L’indicazion­e, per le liste alle Regionali, è quella di favorire i giovani e garantire la parità di genere. «Over 65» ammessi solo in casi eccezional­i e se in regola con il versamento delle quote. L’ultima parola, visionati i curricula, spetta a Berlusconi. Ed è una svolta che sui territori, soprattutt­o nella Puglia di Fitto, piacerà poco. Anzi, nulla.

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