Quel summit segreto Berlusconi-Salvini Rossi: over 65 fuori lista salvo eccezioni
L’incontro domenica, intesa più vicina: a Genova e Firenze leghisti pronti a lasciare spazio a FI
«Matteo, come bozza di accordo ci può stare. Forse però è il caso che ci pensiamo ancora un po’…». È il momento dei saluti. Quello in cui, alla frase del suo interlocutore, «Matteo», e cioè Salvini, risponde più o meno così: «Allora, presidente, teniamo riservato questo incontro. E prendiamo ancora del tempo».
C’è un motivo per cui il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, quello in cui Forza Italia e la Lega Nord dovranno apporre il sigillo all’alleanza alle Regionali, non è stato ancora messo in agenda. Uno solo. L’incontro c’è già stato. Quattro giorni fa. Alle quattro di pomeriggio di domenica scorsa, il leader del Carroccio ha varcato l’ingresso di Villa San Martino. Dove ad attenderlo c’erano l’ex premier e un pezzo del gruppo dirigente forzista.
Stavolta il più guardingo è proprio Berlusconi. Il numero uno di Forza Italia, che più volte — dopo aver stretto la mano di Salvini in privato — s’era ritrovato pubblicamente sbugiardato dal leader leghista, sceglie di lasciare la prima mossa all’altro. «Io l’alleanza in Veneto la voglio», è l’argomentazione del segretario federale della Lega. «Anche io. Però, caro Matteo, non ti nascondo che a volte ho la tentazione di giocare queste regionali correndo da soli. Rinnovando il partito e ricominciando tutto daccapo», è la risposta berlusconiana.
Man mano che passano i minuti, le posizioni si ammorbidiscono. E le tattiche dei singoli giocatori lasciano spazio a una strategia di squadra. Tanto che, a metà dell’incontro, sul tavolino del salone di Arcore si materializza un foglietto che contiene la bozza dell’«accordone». In Veneto, Forza Italia s’impegna a sostenere la candidatura del leghista Zaia. In Puglia e in Campania, la Lega rinuncia a presentare qualsiasi lista di disturbo.
Ma non è finita. Berlusconi chiede a Salvini di far ritirare le candidature leghiste in Liguria e Toscana. «Sulla Liguria sono pronto», scandisce Salvini. «A patto», aggiunge, «che tu mi proponga una candidatura talmente autorevole da scalzare quella dei miei». È il momento in cui tutti guardano nella direzione di Giovanni Toti, cui toccherebbe il compito di correre in Liguria. Stesso discorso, in fondo, vale per la Toscana, dove Berlusconi chiederebbe «il sacrificio» a Deborah Bergamini. Che però dovrebbe aggirare la potenza di fuoco di Verdini, che in quella regione controlla gran parte delle preferenze forziste.
Adesso si aspetta la prossima puntata. In cui i tasselli del puzzle andranno a posto. O si scombineranno del tutto. Di certo c’è che Berlusconi, adesso, ha in testa il rinnovamento di FI. E la prova sta nella lettera spedita ieri da Mariarosaria Rossi ai comitati regionali. L’indicazione, per le liste alle Regionali, è quella di favorire i giovani e garantire la parità di genere. «Over 65» ammessi solo in casi eccezionali e se in regola con il versamento delle quote. L’ultima parola, visionati i curricula, spetta a Berlusconi. Ed è una svolta che sui territori, soprattutto nella Puglia di Fitto, piacerà poco. Anzi, nulla.