Giuristi divisi sul taglio del vitalizio ai condannati
Rischia di ingolfarsi sotto una montagna di carte bollate la questione se è possibile — da un punto di vista della legittimità costituzionale — tagliare o meno i vitalizi parlamentari almeno ai deputati e ai senatori colpiti da condanne definitive per gravi reati a partire dalla mafia e dalla corruzione. Oggi, alle 16.30, i consigli di presidenza di Camera e Senato prenderanno visione dei pareri chiesti a ben otto costituzionalisti più quello scritto di suo pungo dal presidente del Senato Pietro Grasso. Ora comunque la parola dovrebbe tornare alla politica anche perché la «nazionale» dei costituzionalisti si sarebbe divisa sui presupposti giuridici dei tagli per i condannati: contrari Mirabelli e Cassese; favorevoli Pace, Ricci e Ainis; a metà strada Luciani, Gallo e Onida che non escludono problematicità dell’istituto del vitalizio. La «crociata» lanciata ad agosto a Comiso dal presidente Grasso, sostanzialmente condivisa dalla presidente della Camera Laura Boldrini, prevedeva un ragionamento lineare: il vitalizio, che non è una pensione a tutti gli effetti, viene meno se cadono i requisiti richiesti per ottenerlo. E una condanna definitiva per mafia o corruzione rende indegno chiunque di ricevere pubblico denaro, seppure a titolo di vitalizio maturato in Parlamento (serve almeno una legislatura). Tutto questo ha allarmato gli ex di tutti i partiti che percepiscono il vitalizio e non solo quelli condannati in via definitiva (oltre i soliti citati Berlusconi, Previti, Dell’Utri ce ne sono molti altri, in tutti i partiti). Ma molto nervosismo si è sparso anche tra i parlamentari in carica con la fedina penale immacolata perché c’è il sospetto che questa spallata sollecitata da Grasso per togliere il vitalizio ai condannati sia solo il preludio di qualcosa di più grosso. Ovvero, in un futuro non lontano tagliare il vitalizio a tutti.Dunque, nelle ultime settimane si è scatenata la guerra dei pareri. Quelli scritti dal Mirabelli e da Cassese, mettono in guardia sulla bozza di delibera del Consiglio di presidenza che ipotizza i tagli perché «presta i fianco a numerose critiche perché illegittime costituzionalmente». In altre parole, i tagli «privano con misura sanzionatoria in modo retroattivo i destinatari di un diritto loro spettante in base alle norme precedenti». Di diverso parere Ainis, Pace e Ricci. Il professor Gallo, poi, fa una proposta di mezzo che entra in linea con la legge Severino: «1) sospendere l’erogazione del vitalizio per un periodo pari al doppio dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici; 2) taglio definitivo solo nei casi di interdizione perpetua; 3) assicurare comunque il trattamento minimo , la pensione sociale, qualora il parlamentare dimostri di non avere mezzi per mantenersi».