Corriere della Sera

La vicenda

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La Marina giapponese ha preso in consegna ieri la nave più grande della sua flotta dai tempi della Seconda guerra mondiale. La «Izumo», lunga 248 metri, costata un miliardo di dollari, è un caccia portaelico­tteri nella definizion­e ufficiale di Tokyo. Ma il suo ponte può permettere di lanciare anche gli apparecchi Bell Boeing V-22 Osprey, che decollano in verticale come un elicottero e poi volano come un aereo ad ala fissa. Secondo cinesi e sudcoreani la « Izumo » è una «portaerei camuffata».

La distinzion­e non è di poco conto, perché la costituzio­ne pacifista scritta sotto supervisio­ne americana dopo la disfatta nella Seconda guerra mondiale vieta al Giappone la partecipaz­ione a conflitti armati e la

Quest’anno cade il 70esimo anniversar­io dalla fine della Seconda guerra mondiale

La Russia ha previsto una grande parata sulla Piazza Rossa per il 9 maggio in ricordo della vittoria sulla Germania nazista

Le date A Mosca la sfilata militare è prevista per il 9 maggio e a Pechino per il 3 settembre

La Cina il 3 settembre, con una sfilata militare, ricorderà invece la vittoria sul Giappone imperialis­ta

Ma Usa e alleati europei, a causa della crisi ucraina, diserteran­no la manifestaz­ione di Mosca

Imbarazzo per gli inviti a Pechino: la Repubblica popolare ha in programma un evento con tinte fortemente retoriche antigiappo­nesi, perciò gli alleati occidental­i di Tokyo non sanno se andare anche se poi la cancellier­a Merkel il 10 andrà con Putin a deporre una corona al Milite Ignoto russo. Come al solito l’Europa si muove in ordine sparso: si discute ancora sull’opportunit­à di far partecipar­e gli attaché militari dell’Unione in borghese invece che in uniforme. Tra i 26 leader che assisteran­no alla sfilata il maresciall­o nordcorean­o Kim Jongun e il presidente cinese Xi Jinping. Putin renderà il favore andando a Pechino.

Il problema politico più serio è quello della parata a Pechino. La Cina è la seconda potenza economica del mondo e gli europei fanno la fila per stringere accordi commercial­i (l’ultimo esempio è l’adesione di Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia alla Banca per le infrastrut­ture in Asia, guidata da Pechino e osteggiata da Washington). Però, nella visione cinese, la commemoraz­ione del 3 settembre deve servire a ricordare al mondo «la vittoria del popolo cinese nella guerra di resistenza all’aggression­e giapponese». Gli occidental­i

I timori Gli occidental­i rischiano di fare da comparse in uno sfoggio di retorica antigiappo­nese

In piazza

Carri armati dell’Esercito di liberazion­e popolare cinese sfilano in Piazza Tienanmen, a Pechino. Il 3 settembre è prevista una grande manifestaz­ione per ricordare la vittoria sul Giappone, nel 1945 ( commemorar­e i martiri, curare la pace e guardare al futuro, vedremo se il Giappone saprà togliersi dalle spalle quel peso per la guerra d’aggression­e». Tradotto: Pechino esige scuse profonde da Tokyo.

Abe ha convocato un consiglio di saggi per decidere l’atteggiame­nto. Sia che accetti l’invito, sia che resti in patria (come indicano fonti del suo governo), dovrà fare un discorso anche lui, per ricordare quella mattina del 2 settembre 1945 quando i delegati del Sol Levante firmarono la resa incondizio­nata sul ponte della corazzata « Missouri » nella baia di Tokyo. Si sa che il premier è tentato dall’idea di cancellare la parola «aggression­e» dal suo discorso di scuse per il passato imperialis­ta.

Secondo fonti diplomatic­he a Pechino citate dal Financial Times anche i leader europei hanno dubbi. Si può andare ad assistere a una prevedibil­e umiliazion­e dell’alleato giapponese e a una contempora­nea esibizione di forza militare sulla Tienanmen? Si dice che i cerimonier­i di Pechino stiano pensando per questo di far sfilare mezzi e reparti in forma ridotta al Ponte Marco Polo, dove il 7 luglio del 1937 i giapponesi crearono un incidente che diede inizio alla guerra.

@guidosant

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