«Amanda e Raffaele colpevoli perfetti»
L’accusa: «Sembra una foto di Cartier Bresson». Lui in aula con la fidanzata, domani il verdetto
«Noi siamo sempre stati solidali con Raffaele Sollecito», è con un sorriso che l’avvocato di Amanda Knox, Carlo Dalla Vedova, fa notare alla Quinta sezione della corte di Cassazione che «le loro posizioni vanno valutate in maniera unitaria». Colpevoli o innocenti, dunque, ma comunque uniti: è tutto cambiato rispetto a quasi otto anni fa, quando l’americana e Raffaele Sollecito erano assieme in aula, non solo fisicamente. Adesso però i legali di Sollecito chiedono, sia pure in via subordinata, che i due vengano separati anche nel processo: nell’ipotesi di una condanna, dunque, omicidio per lei e favoreggiamento per lui. Ecco: la « separazione » non sembra consensuale.
Di certo, comunque, Amanda e Raffaele rimangono assieme nella richiesta del procuratore generale, Mario Pinelli: «Come nelle foto di Henri Cartier Bresson c’è un momento perfetto nel quale tutti i protagonisti sono al posto giusto: allo stesso modo, la sentenza dell’appello bis resiste ad ogni censura » . E dunque vanno condannati per omicidio, sia pure eliminando il reato (prescritto) del coltello portato nella casa di Mez: 28 anni e tre mesi per lei e 24 anni e 9 mesi per lui. La battaglia legale si consuma per metà, perché i legali di Sollecito parleranno domani, prima della Camera di consiglio. In aula, la ressa spinge il presidente Gennaro Marasca a trasferire l’udienza nell’aula magna: Amanda è negli Usa e invece Raffaele arriva al mattino, giacca cravatta e capelli lunghi, si siede nello spazio del pubblico insieme con la nuova fidanzata, Greta Menegaldo, sorretta da tacchi dodici e tradita dallo sguardo frastornato.
Poi si sposta in seconda fila, nessuno accanto per ore, il padre seduto dietro, Greta qualche fila più in là: muove nervosamente la testa mentre il pg dice che «i due tergiversarono davanti alla casa di Mez invece di chiamare i carabinieri, e lo fecero solo quando arrivò la polizia postale», e che «la Knox ha reso la sua deposizione come se giocasse una partita a scacchi», e ancora che «dalla casa di Sollecito fu portato il coltello usato per il colpo mortale». Parla per ore, Pinelli: dice che la pulizia della casa successiva all’omicidio «è riferibile a correi di Guede», difende le prove scientifiche e ricorda che nella notte dell’assassinio «non sia risultata nessuna attività sul pc di Sollecito». Per il pg, Amanda è «indifendibile» quando racconta «di essere tornata a casa dove tutto era a soqquadro e c’era sangue, e di non essersi spaventata, e di aver fatto la doccia...».
I difensori di Amanda Knox, Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova, prendono la parola poco dopo: «Questo è un grave errore Sotto i riflettori Raffaele Sollecito arriva in Cassazione a Roma accompagnato dalla nuova fidanzata Greta Menegaldo giudiziario». E lei stessa, in una telefonata da Seattle, si dice «molto preoccupata». I legali contestano ogni punto della ricostruzione: parlano di «reperti scientifici incerti», ricordano che « Amanda non aveva un’interprete accanto ma una poliziotta» e sostengono che gli interrogatori prima dell’arresto è «il cancro di questo processo»; per loro non è credibile «la pulizia selettiva delle tracce: nella casa dove Amanda viveva ce ne sono cinque di Amanda e nessuna nella camera di Mez, che però è piena di tracce di Guede». E dunque «il mondo ci guarda, condanna da annullare».
Devono aver apprezzato le parole iniziali del relatore Antonio Paolo Bruno: «In questo processo ci sono poche certezze». Perché è così che, quasi come avvenne a Perugia nell’appello, comincia l’udienza: da allora, però, è cambiato tutto. Certo, rimane quello che Bruno definisce «rumore, il processo mediatico», coi carabinieri che passano tra il pubblico a controllare i cellulari, rimproverano anche Giulia Bongiorno, dicono che «qualcuno ha rubato spezzoni di audio». Ma, questo, è l’unico aspetto che non cambia: perché tutto è diverso, oggi. Soprattutto, forse, tra Amanda e Raffaele.