Corriere della Sera

Da Wall Street alla Silicon Valley La regina della finanza sceglie Google

Porat ha rimesso in ordine i conti di Morgan Stanley dopo la crisi del 2008

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avute parecchie. Vengono dall’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin, infatti, le due donne-manager più in vista della Internet economy: il direttore generale di Facebook, Sheryl Sandberg, e Marissa Mayer, l’amministra­tore delegato di Yahoo! E la nomina di Ruth a direttore finanziari­o della società di Mountain View sembra qualcosa più di un avvicendam­ento. È un vero e proprio cambio di stagione: il « chief financial officer » uscente, Patrick Pichette, va in pensione ma ha solo 52 anni (dice di volersi godere la vita

Direttore finanziari­o Ruth Porat dopo sette anni intensi a Google durante i quali ha accumulato guadagni dell’ordine delle centinaia di milioni di dollari).

Google rimane una società molto ricca ma, dopo una lunga galoppata, da due anni non cresce più di valore: sembra avere un gran bisogno della cura «ricostitue­nte» della Porat che già ha rimesso in piedi Morgan Stanley tagliando i rami secchi e facendola dimagrire. Anche perché, a fronte di ricavi poco dinamici e di una contrazion­e dei profitti (scesi dal 26 al 22 per cento del fatturato) le spese del gruppo california­no continuano a crescere rapidament­e, alimentare anche da massicci investimen­ti non sempre azzeccati (o, comunque, redditizi), come quelli nei Google Glass o nell’auto che si guida da sola.

Comunque anche nella tecnologia le cose stanno piano piano cambiando, con le donne arrivate anche al vertice di aziende come la Hewlett Packard e l’IBM (che, però, non ha nulla a che fare con la Silicon Valley).

Più che tingersi di rosa, la valle delle tecnologie digitali, con le sue aziende dinamiche, ricche e in forte crescita, attrae talenti che prima andavano a lavorare in altri settori, come la finanza. Mentre ora, tra regole Il dialogo tra le due comunità, la italiana e la cinese, non è mai stato facile a Prato e il tema della difficile convivenza per una lunga fase è stato anche il centro del conflitto tra le forze politiche locali.

Quella che è mancata, finora, è stata una collaboraz­ione piena delle autorità diplomatic­he cinesi in Italia e della comunità sino-pratese con i nostri responsabi­li della sicurezza in fabbrica e dell’ordine in città. L’inattesa iniziativa di papa Francesco va a collocarsi in questo contesto e sicurament­e contribuir­à ad illuminare una realtà che l’opinione pubblica conosce tutto sommato molto poco. più stringenti per evitare che si ripetano gli eccessi che portarono al crollo della Lehman Brothers, calo della redditivit­à delle banche e riduzione di stipendi e «bonus» dei manager, i neolaureat­i delle grandi università non fanno più la fila per farsi assumere a Wall Street.

Non che le banche fatichino a trovare nuovi dipendenti: l’anno scorso Morgan Stanley ha ricevuto 90 mila domande quando ha offerto mille posti di lavoro stagionali. Ma il New York Times nota che, ad esempio, i laureati del Massachuse­tts Institute of Technology di Boston che scelgono la carriera finanziari­a sono scesi l’anno scorso al 10 per cento (erano il 31 per cento otto anni fa), mentre il 28 per cento è andato a lavorare per società di software.

A sognare la California e l’economia digitale sono, come la Porat, anche altri dirigenti di «lungo corso» di Wall Street: Anthony Noto, il direttore finanziari­o di Twitter, arriva da Goldman Sachs e dalla stessa banca viene anche il nuovo capo della finanza di Square, Sarah Friar, mentre Snapchat ha assunto come «chief strategist» (il responsabi­le dei piani strategici) Imran Khan, che prima era un banchiere di Credit Suisse.

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(foto Agf)
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