IL FUTURO IMMAGINATO PREVEDERLO, INUTILE. MEGLIO E NEL SERVE UN TENTATIVO CONDIVISO
Il ricercatore del Mit di Boston mette in guardia dalle fantascientifiche. E spiega perché per il realizzato con Coop, è partito dalle storie del passato. Da rilanciare con l’aiuto del CIBO SPERIMENTARLO
Il super che verrà Un banco frutta nel supermercato del futuro sovrastato da uno schermo. Sfiorando un prodotto appaiono informazioni: dalle proprietà all’origne Buckminster Fuller e basata sull’«affrontare problemi esistenti attraverso l’introduzione nell’ambiente di nuovi manufatti». È con questo approccio che ci siamo avvicinati al Future Food District. Stimolati da Coop Italia, partner di Expo determinato a far toccare con mano un’esperienza di acquisto reale, abbiamo cercato di sperimentare nuove interazioni tra le persone e i prodotti all’interno di un vero e proprio supermercato. Ci interessava in particolare il mondo delle informazioni: quella grandissima mole di dati di cui disponiamo oggi (a cui spesso ci si riferisce con il nome di Big Data) e che potrebbe innescare nuove dinamiche di consumo.
Ricordate il signor Palomar di Italo Calvino quando, immerso in una fromagerie parigina, ha l’impressione di trovarsi in un museo? « Dietro ogni formaggio c’è un pascolo d’un diverso verde sotto un diverso cielo (…) Questo negozio è un museo: il signor Palomar visitandolo sente, come al Louvre, dietro ogni oggetto esposto la presenza della civiltà che gli ha dato forma e che da esso prende forma». Ecco, è stato questa una delle nostre ispirazioni: nuovi strumenti per permettere ai prodotti di raccontare le loro storie — e in ultima analisi per stimolare un consumo più informato e consapevole. Gli articoli, esposti non su scaffali bensì su grandi tavoli come in un mercato tradizionale, ci raccontano la loro origine e le loro caratteristiche in modo immediato (sfiorandoli con la mano si attivano contenuti interattivi su grandi vele specchianti che li sovrastano).
Una maggior tracciabilità dei prodotti permette anche nuove relazioni tra le persone. Grazie alle maggiori possibilità di condivisione offerte dalle reti, perché non pensare al supermercato come luogo di L’identità delle merci Contenuti interattivi per scoprirla. Potremo essere tutti produttori e consumatori, stile Airbnb scambio aperto a tutti? Nel solco della tradizione cooperativa italiana, alcune aree saranno dedicate proprio ai micro-produttori, come l’associazione delle «Cesarine», casalinghe che si propongono di «custodire e diffondere il patrimonio di sapienza, tradizione e cultura nascosto nelle mille ricette della nostra cucina regionale». Insomma, una specie di condivisione dei prodotti alla AirBNB, in cui ciascuno può potenzialmente diventare sia produttore sia consumatore.
Alcuni aspetti del progetto avranno più successo, altri meno. Ma questo ci sembra il fattore più interessante: sfruttare un grande evento per un esperimento insieme a decine di migliaia di persone. Un test da cui tutti impareremo lezioni, alcune delle quali potranno poi essere trasferite al mondo reale. Se è vero, come diceva Alan Kay, che «il miglior modo per predire il futuro è inventarlo», è fondamentale che architetti e designer partano da una sperimentazione condivisa — per costruire un futuro di cui tutti possiamo essere artefici.