LE FERITE MAI RIMARGINATE NEL SALVADOR DI ROMERO
Perdono y olvido. Perdono e oblio. Dimenticare. Per nascondere. Le violenze, i morti. Le ingiustizie. Il Salvador che non riesce, non vuole voltare pagina. Il passato che non passa. A trentacinque anni dall’omicidio di monsignor Romero. A 23 anni dalla «fine» della guerra civile. E dall’istituzione della Comisiòn de la Verdad para El Salvador «uccisa» da un’amnistia troppo frettolosa per essere vera. Nessun processo è stato celebrato. Nessun archivio è stato aperto. Figli che resteranno desaparecidos per sempre. Madri che avranno solo una foto sbiadita per ricordare. Un dramma che non avrà mai fine. Eppure ci sono altri Paesi che hanno conosciuto il dolore e trovato il coraggio di guardarlo in faccia. La chiamano giustizia riparativa. Perché non pretende vendetta. Ma neanche di mettere una pietra sopra alla vergogna.
C’è riuscito il Sudafrica del dopo apartheid. «Tutto sembra impossibile finché non viene fatto» diceva Nelson Mandela. L’impossibile era mettere vittime e carnefici uno di fronte all’altro. Non per chiedere condanne. E neanche solo perdono. A volte bastava solo raccontare. Farsi ascoltare. Perché i morti non ritornano. Ma le ferite possono smettere di sanguinare anche se resterà sempre una cicatrice. La Commissione per la Verità e la Riconciliazione in Sudafrica ha spiazzato un popolo intero. Il Salvador deve accontentarsi di iniziative private. Come il Tribunal internacional para la aplicaciòn de la justicia restaurativa voluto dall’istituto per i diritti umani dell’Università Centroamericana «Josè Simeòn Cañas» (Idhuca) , la stessa dove furono trucidati sei gesuiti e due suore dagli squadroni della morte.
È un organismo senza alcun riconoscimento legale, ma dal valore morale altissimo. Un monito allo Stato di accettare le proprie responsabilità, ammettere le proprie colpe. Le vittime chiedono solo di essere ascoltate. A una di loro, José Cornelio Chicas, hanno ucciso madre, moglie e quattro figli. «Alle persone che commisero questo chiedo che, per favore, vengano davanti a noi e ci chiedano disculpa. Io sono disposto a perdonare questa gente, però devo vederla».