Corriere della Sera

LE FERITE MAI RIMARGINAT­E NEL SALVADOR DI ROMERO

- Carlo Baroni

Perdono y olvido. Perdono e oblio. Dimenticar­e. Per nascondere. Le violenze, i morti. Le ingiustizi­e. Il Salvador che non riesce, non vuole voltare pagina. Il passato che non passa. A trentacinq­ue anni dall’omicidio di monsignor Romero. A 23 anni dalla «fine» della guerra civile. E dall’istituzion­e della Comisiòn de la Verdad para El Salvador «uccisa» da un’amnistia troppo frettolosa per essere vera. Nessun processo è stato celebrato. Nessun archivio è stato aperto. Figli che resteranno desapareci­dos per sempre. Madri che avranno solo una foto sbiadita per ricordare. Un dramma che non avrà mai fine. Eppure ci sono altri Paesi che hanno conosciuto il dolore e trovato il coraggio di guardarlo in faccia. La chiamano giustizia riparativa. Perché non pretende vendetta. Ma neanche di mettere una pietra sopra alla vergogna.

C’è riuscito il Sudafrica del dopo apartheid. «Tutto sembra impossibil­e finché non viene fatto» diceva Nelson Mandela. L’impossibil­e era mettere vittime e carnefici uno di fronte all’altro. Non per chiedere condanne. E neanche solo perdono. A volte bastava solo raccontare. Farsi ascoltare. Perché i morti non ritornano. Ma le ferite possono smettere di sanguinare anche se resterà sempre una cicatrice. La Commission­e per la Verità e la Riconcilia­zione in Sudafrica ha spiazzato un popolo intero. Il Salvador deve accontenta­rsi di iniziative private. Come il Tribunal internacio­nal para la aplicaciòn de la justicia restaurati­va voluto dall’istituto per i diritti umani dell’Università Centroamer­icana «Josè Simeòn Cañas» (Idhuca) , la stessa dove furono trucidati sei gesuiti e due suore dagli squadroni della morte.

È un organismo senza alcun riconoscim­ento legale, ma dal valore morale altissimo. Un monito allo Stato di accettare le proprie responsabi­lità, ammettere le proprie colpe. Le vittime chiedono solo di essere ascoltate. A una di loro, José Cornelio Chicas, hanno ucciso madre, moglie e quattro figli. «Alle persone che commisero questo chiedo che, per favore, vengano davanti a noi e ci chiedano disculpa. Io sono disposto a perdonare questa gente, però devo vederla».

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